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TRA TECNOLOGIA ED INNOVAZIONE: PROMUOVERE L’UGUAGLIANZA DI GENERE

Uguaglianza di genere tra tecnologia ed innovazione

L’interesse e il coinvolgimento delle donne per i mestieri pratici continuano ad aumentare. La tecnologia e l’innovazione hanno semplificato i processi produttivi e contribuito a promuovere l’uguaglianza di genere, rendendo accessibili al settore femminile attività che, in passato, erano riservate esclusivamente agli uomini.

CEO, imprenditrici, donne manager, sono molti gli esempi femminili che oggi ricoprono questi ruoli apicali.

Aumenta anche il numero delle donne interessate ai lavori manuali, alle decorazioni di interni, alle ristrutturazioni edilizie; aumentano gli architetti donna nei cantieri edili, per fare qualche esempio. L’attività lavorativa è cambiata e molti mestieri, negli ultimi anni, si sono “aperti” a nuove sperimentazioni e a nuove professionalità, anche femminili.

La “diversità e inclusione” ci sta insegnando che non esistono lavori “di genere”, che non esistono attività che non possano essere svolte o praticate anche da persone con differenti abilità come i recenti successi dei giochi paralimpici hanno dimostrato.

La rivoluzione digitale ha favorito questa evoluzione con l’affidamento alle macchine di lavorazioni “pesanti” o “sporche”, mentre un software può essere guidato e sviluppato tanto da un ingegnere uomo quanto da un ingegnere donna. Il cambiamento è ora anche lessicale, a sottolineare la specificità e la soggettività di una professione, di un ruolo, di un’occupazione.

Dalle parole “ambigeneri”, coniate per non scontentare nessuno, che esprimono con un’unica forma due generi diversi, alle parole che volutamente si riappropriano del loro contenuto, della loro essenza, anzi, che valorizzano l’identità della persona alla quale si riferiscono. Con la modifica della forma del suffisso, e l’attribuzione del genere al nome, nascono le figure di elettrotecnica, di meccatronica, di idraulica, di ministra, di governatrice, di avvocata, ecc.

Ma, al di là della veste formale, il cambiamento è sostanziale. Le professioni e i lavori pratici sono mutati radicalmente e, quello tra le donne e i mestieri manuali, è un rapporto in costante crescita anche se sussistono ancora molte resistenze anacronistiche da sconfiggere.

Un esempio a cui ispirarsi è la storia di Samantha Cristoforetti, astronauta ESA, prima donna europea e terza donna al mondo a ricoprire un ruolo così prestigioso nel settore aerospaziale; oppure, c’è la testimonianza di Beatrice Vio, medaglia d’oro, schermitrice italiana. Di lei, ha detto Ursula von der Lyen, Presidente della Commissione UE, nel discorso al Parlamento Europeo, il 15 settembre scorso: «Lasciamoci ispirare da coloro che hanno cambiato la nostra percezione del possibile, che ci dimostrano che si può essere quello che si vuole essere, che si può raggiungere tutto quello in cui si crede».

Martello, trapano e smerigliatrice: secondo i dati del Registro delle Imprese, la distinzione tra lavori maschili e femminili è sempre meno marcata (fonte: “Manufatto”, 07/08, 2021, pagg. 10-13; sito wired.it; “Vanity Fair”, 09.03.2017; sito pwc.com):

  • + 11,5% dal 2011 al 2015 le donne idraulico;
  • 3.000 le donne al volante di camion e mezzi pesanti;
  • il 14,4% dei tappezzieri o dei restauratori di mobili è donna;

Sono ancora donne:

  • il 9,4% dei calzolai;
  • il 2% dei falegnami;
  • il 3% degli idraulici;

E ancora:

  • 700 le donne fabbro;
  • 230 le donne meccanico;
  • 480 le donne elettricista;

Ma sconfortano alcuni dati:

  • il tasso di occupazione femminile è al 53,1%;
  • il 33,2% delle donne occupate svolge un lavoro part time;

Il balzo in avanti per l’uguaglianza di genere rischia di essere ridotto dagli effetti della crisi economica generata dalla pandemia, ma, soprattutto, dai retaggi culturali. Questi ultimi, ancora oggi, pesano in termini di cliché, di pregiudizi, di luoghi comuni, di stereotipi e di barriere che, di fatto, ostacolano un’effettiva parità di trattamento e di opportunità. L’identità di genere non si determina in base al mestiere. La discriminazione ha radici lontane, spesso nasce durante l’età scolastica e si ripresenta nel mondo del lavoro, anni dopo, quando qualcuno rompe gli schemi e si cimenta in mansioni dominate dagli uomini.

Esprimere il proprio potenziale in tutte le dimensioni in cui si declina la diversità (di genere e di pensiero) è la soluzione vincente per promuovere lo sviluppo della società civile e generare valore, anche per le aziende.

DAS è da tempo occupata in politiche di integrazione sociale e culturale, di promozione della “D&I” e di valorizzazione delle risorse umane. Segui le molteplici iniziative della Compagnia sul sito das.it e sui principali canali social.

 

di Walter Brighenti – DAS

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