Torniamo ancora una volta sul tema della giustizia in Italia con alcuni aggiornamenti rispetto ai nostri precedenti approfondimenti (vedi articolo “quanto costa un avvocato, i numeri della giustizia“).
Questa volta, vogliamo concentrarci soprattutto sulla dimensione internazionale dell’argomento: non solo tempi e costi della magistratura italiana, ma l’impatto che tale amministrazione ha sul nostro paese da un punto di vista internazionale e del Next Generation EU.
L’American Bar Association è un’importante agenzia non governativa statunitense che monitora da anni la condizione dei diritti e delle libertà fondamentali nel mondo e pubblica un rapporto (il “WJP Rule of Law Index”) in cui ciascuno stato è valutato in base ad una serie di parametri che tengono in considerazione:
- il rispetto dei diritti fondamentali del cittadino;
- la trasparenza dell’attività di governo;
- il livello di corruzione delle autorità pubbliche;
- il grado di abuso di potere da parte delle autorità pubbliche;
- il livello di attività criminose nel paese;
- la capacità di applicare e far applicare le leggi;
Sulla base dell’interazione di questi parametri (“Adherence to the rule of law”, pag. 22, WJP Index Report 2021), l’Italia è collocata (“Global Rank”) al 34° posto, dopo Cile, Costa Rica, Uruguay, Repubblica Coreana, Estonia e, anche se l’index score riferito al 2021 è in miglioramento, il nostro Paese è molto lontano dalle democrazie occidentali più avanzate che vedono i paesi nordici ai primi quattro posti della classifica, la Germania al 5° posto e il Regno Unito al 16° (solo per citarne alcuni).
Lo stato dell’amministrazione della giustizia in Italia
Perché è così importante monitorare lo stato della giustizia in Italia? La risposta, apparentemente semplice, nasconde nodi insoluti del sistema processuale italiano. Basti riflettere sul fatto che la “confidence” delle istituzioni europee verso le prospettive di rilancio del nostro Paese è fortemente condizionata dall’approvazione di riforme e investimenti efficaci nel settore della giustizia.
Il vero “imputato alla sbarra” è la magistratura civile, la ragione per cui molti investitori stranieri rinunciano ad aprire sedi in Italia a causa delle profonde incertezze sull’esito delle cause. Dal 34° posto complessivo, l’Italia scivola al 59° posto nell’ambito “Civil Justice” (subito dopo di noi: Malawi e Senegal, pag. 34, ibidem) per “risalire” al 42° posto in tema “Corruption” (ex aequo, quasi, con lo stato del Rwanda, pag. 29, ibidem) e al 26° posto in tema “Criminal Justice” (ma fanno meglio di noi: Spagna, Repubblica Ceca e addirittura gli Emirati Arabi, pag. 35, ibidem).
Che cosa dice di noi la Commissione Europea
L’ultima relazione della Commissione Europea (anno 2020) evidenzia l’influenza di questi fattori di criticità nel condizionare il mercato italiano, osservando che “(…) un sistema giudiziario efficiente è fondamentale per un’economia attraente e propizia agli investimenti e all’imprenditoria e sarà fondamentale nel processo di ripresa, anche mediante l’attivazione di quadri efficienti per il salvataggio e il rilancio. (…) L’efficacia nella prevenzione e nella repressione della corruzione può svolgere un ruolo importante nell’assicurare la ripresa dell’Italia dopo la crisi. In particolare, la trasparenza nel settore pubblico e il rafforzamento dei controlli per contrastare la corruzione possono evitare i tentativi della criminalità organizzata di infiltrarsi nell’economia e nella finanza, di turbare le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici e, più in generale, di distrarre le risorse pubbliche necessarie per gli investimenti”.
La riforma del processo civile è una delle iniziative necessarie per poter beneficiare dall’Unione Europea dei 191,5 miliardi di Euro del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), predisposto dall’Italia per fronteggiare la crisi causata dalla pandemia.
Si parte dal seguente dato:
- in media per addivenire ad una sentenza nei tre gradi di giudizio civile sono necessari più di 600 giorni;
- in media il processo penale dura 600 giorni; i tempi nei tre gradi di giudizio salgono a sei anni nei distretti di Roma e di Napoli; l’imbuto è presso la Corte d’appello, dove la durata media delle cause è di 759 giorni;
a tal riguardo, entro giugno 2024, è prevista dal PNRR l’assunzione ed entrata in servizio di 19.719 dipendenti in forza presso i tribunali civili e penali.
La giustizia amministrativa (TAR, Consiglio di Stato) non sta meglio. A tal proposito, il PNRR prevede entro giugno 2026:
- la riduzione del 70% dell’arretrato giudiziario (cause pendenti al 2019: 029) dei tribunali amministrativi regionali di primo grado;
- la riduzione del 70% dell’arretrato giudiziario (cause pendenti al 2019: 010) del Consiglio di Stato (tribunale amministrativo di secondo grado) e, entro giugno 2024, una riduzione di almeno il 35%.
In conclusione: i prossimi passi
La riforma della giustizia è stata avviata negli ultimi mesi del 2021. Approvata dal Senato a settembre 2021 e dalla Camera a novembre 2021, la legge delega che contiene i principi generali a cui il Governo dovrà attenersi nell’emanazione dei relativi decreti legislativi delegati era il primo step fissato dal PNRR. L’Esecutivo avrà tempo fino a metà 2026 per attuare tutti gli interventi di dettaglio.
(Fonte: “The World Justice Project Rule of Law Index 2021”; https://www.ilsole24ore.com/; https://italiadomani.gov.it/; https://pagellapolitica.it/; https://worldjusticeproject.org/; https://welforum.it/stato-della-giustizia-in-italia/; “Relazione del Ministro della Giustizia sull’amministrazione della giustizia italiana per l’anno giudiziario 2021”, ai sensi dell’art. 86, R. D. 30 gennaio 1941, n. 12).
di Walter Brighenti – DAS