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LA SOSTENIBILITÀ NEGLI (E DEGLI) STUDI LEGALI

sostenibilità studi legali

L’espressione “sostenibile” è entrata nel nostro vocabolario quotidiano, ma cos’è la sostenibilità?

Il termine fu pronunciato per la prima volta durante la prima Conferenza ONU sull’ambiente nel 1992 e in quell’occasione definito come “condizione di un modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.

La sostenibilità teorizzata, dapprima, nella sua accezione più ecologica e green ha subito, nel tempo, un’importante evoluzione a 360 gradi, che ha innescato il profondo cambiamento sociale e culturale giunto ai giorni nostri.

La necessità di cambiamento verso un sistema concretamente sostenibile si è resa protagonista anche del mondo professionale e ancor di più di quello forense: sostenibilità come welfare e più in generale come locomotiva del processo lavorativo.

 

Perché è importante concretizzare il concetto di sostenibilità all’interno degli studi legali?

 

La risposta più emblematica è individuabile nel fenomeno del chiacchierato abbandono delle toghe, che non è altro che la conseguenza più diretta della insostenibilità di molti studi legali.

Basti pensare alla sempre più diffusa figura dell’avvocato monocommittente: non è dipendente e non è libero professionista. Dal mancato inquadramento della natura giuridica, economica e professionale dell’avvocato monocommittente deriva l’inesistenza di un pacchetto di garanzie, che a lungo andare spinge il professionista a ripararsi sotto altre strade più garantiste.

Nell’ultimo anno, in Italia circa 5.800 professionisti hanno abbandonato la professione di una vita per rincorrere il sogno del posto fisso, reso possibile dall’investimento attuato dal PNRR per il maxipiano di assunzioni nella pubblica amministrazione.

Non è difficile risalire alle ragioni di tale esodo ed è chiaro che il posto fisso conferisce al lavoratore quelle garanzie e quelle libertà di cui l’avvocato monocommittente non può godere, a partire dalla garanzia di una retribuzione definita in sede contrattuale e corrispondente al proprio inquadramento professionale, alla distinzione netta e certa degli orari lavorativi da quelli di vita privata, dalla maternità alla malattia e, perché no, alle tanto attese ferie.

Il mondo forense si trova a un bivio e la sua sopravvivenza è nelle mani del cambiamento: come dice il buon Tomasi di Lampedusa “tutto cambia, perché niente cambi”. È necessario fare un passo avanti verso la sostenibilità per garantire la continuità e la crescita degli studi legali.

Ad oggi, possono dirsi ben pochi gli studi legali intergenerazionali, che sopravvivono al loro fondatore mantenendo l’identità originaria. Per non parlare del traffico di avvocati, in un ping pong da uno studio all’altro: quanti professionisti rimangono nello stesso studio legale per più di dieci anni?

Non solo. La vera tragedia è che molti degli avvocati in fuga sono i più giovani, costretti a scegliere tra una professione senza garanzie e un lavoro a tempo indeterminato che gli consente di vivere e costruirsi una sfera privata.

La sostenibilità diventa la chiave di volta per garantire la sopravvivenza intergenerazionale dello studio legale, della sua identità e del suo sistema di welfare, che vada oltre il suo fondatore, con la garanzia di mantenere la stessa mission professionale.

Sostenibilità significa anche garantire e garantirsi dei collaboratori mossi dall’entusiasmo di essere parte integrante del team: ciò è possibile solo garantendo al professionista una formazione e una progressione economica e professionale lineare alle proprie capacità, attraverso un percorso che mira a un progetto ambizioso sulla persona.

Lo studio legale deve però concedere al collaboratore anche una serie di garanzie e di tutele che consentano di conciliare, contrariamente alla prassi oggigiorno applicata negli studi, la vita lavorativa con la sfera privata, creando così un ambiente lavorativo che possa concorrere con le equivalenti posizioni a tempo indeterminato, disincentivando il professionista a migrare in cerca del posto fisso.

Possiamo dunque affermare che il concetto di sostenibilità nella sua dimensione professionale non è altro che un modo di pensare e di agire all’interno di un sistema organizzativo incentrato sull’armonia tra il fattore umano, ambientale e lavorativo, che sia in grado di garantire la continuità del sistema.

Abbiamo finora analizzato i motivi che impongono un’evoluzione al concetto stesso di lavoro in uno studio legale. Argomento del prossimo articolo sarà, invece, fare il punto sulle possibili soluzioni da adottare per cominciare tale percorso evolutivo.

 

di Avv. Giovanni Lega; LCA Studio legale

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