Le sostituzioni di persona per ottenere un finanziamento sono sempre più diffuse, soprattutto online dove le frodi informatiche sono in continua crescita; per questo avere una polizza di tutela legale è fondamentale per tutelare la propria identità e le proprie finanze.
Il fatto è semplice nella sua gravità, più complessa la soluzione: un ignaro consumatore, utente del web, viene a scoprire che qualcuno commette raggiri a suo nome. Che fare?
I social network ignorano limiti, che l’ordinamento civile impone e persegue. Osserva Paolo Pagliaro, giornalista, che il web è zona franca e non valgono in rete una serie di norme penali che nella società (fisica), quando vengono violate, conducono in carcere una persona.
Dall’art. 494 cod. pen. (sostituzione di persona), all’art. 656 cod. pen. (diffusione di notizie false o tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico), dall’art. 612 cod. pen. (divieto di minaccia), all’art. 612 bis cod. pen. (stalking, atti persecutori e molestie), dall’art. 595 cod. pen. (diffamazione), all’art. 660 cod. pen. (molestie o disturbo alle persone), di tutti questi reati si trova traccia ogni minuto in internet, ma la loro perseguibilità è difficile e sfuggente per non parlare, poi, delle violazioni in tema di privacy.
Più libertà per tutti, quindi, ma a quale prezzo? Tale interrogativo ha prodotto più di una riflessione: la senatrice americana Warren ha chiesto di vigilare sull’operato di alcuni grandi social network, definiti “una macchina che crea disinformazione a fini di lucro”. Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, si è recentemente dichiarato responsabile dei contenuti veicolati da tale social network. L’economista Shoshana Zuboff (“Il capitalismo della sorveglianza”, Luiss University Press) e i filosofi Cailin O’Connor e James Owen Weatherall (“L’era della disinformazione. Come si diffondono le false credenze”, Franco Angeli Editore), indagano e osservano l’involuzione della rivoluzione digitale arrivando ad affermare che “(…) il sogno digitale si è trasformato in un progetto commerciale famelico”.
La permanenza forzata nelle abitazioni domestiche, dovuta alle misure di contenimento della pandemia da coronavirus, ha inciso sulla riduzione dei crimini collegati a furti domestici e rapine, in particolare si è registrato un calo delle frodi pari al −33,1% (Fonte: Crif Mister Credit, “Osservatorio sulle Frodi Creditizie e i Furti di Identità”).
Tuttavia, nel primo semestre 2020, si è verificato un incremento dei reati informatici, in particolare di quelli connessi al furto d’identità, alla violazione dei dati personali, alla privacy e alle frodi creditizie compiute attraverso attacchi informatici.
I “social media” non soltanto conoscono i nostri comportamenti, ma li formano.
Le frodi creditizie, in particolare, collegate al furto di identità (di cui già ci siamo occupati in nostri precedenti articoli), rappresentano la nuova frontiera del cyber crime e per questo occorre prestare la massima attenzione quando si comunicano all’esterno i propri dati personali.
I dati personali recuperati sul web, possono circolare indebitamente e venire utilizzati per creare falsi profili, falsi account o false identità. Queste ultime possono essere abbinate a fotografie con le quali si realizzano documenti contraffatti adoperati per ottenere finanziamenti o pagamenti rateizzati.
L’intenzione è premeditata: non rimborsare il finanziamento e non pagare il bene.
Questa tipologia di truffa emerge quando l’ignaro consumatore, che ha subìto uno “scippo social”, scopre di essere il destinatario di lettere di sollecito, avvisi di pagamento o richieste particolari per acquisti da lui non effettuati. A farne le spese, sono anche gli esercizi commerciali o le società finanziarie, che hanno concesso credito sulla base di informazioni false, rubate sul web.
Ecco alcuni dati del primo semestre 2020 sui furti d’identità e sulle frodi creditizie in Italia (Fonte: Crif Mister Credit, “Osservatorio sulle Frodi Creditizie e i Furti di Identità”):
- 200 frodi creditizie tramite furto d’identità;
- un danno stimato che supera i 65 milioni di Euro (135 milioni di Euro è stata la perdita economica stimata nel 2018);
- un incremento del +24,2% rispetto allo stesso periodo del 2019;
- l’importo medio della singola frode raggiunge i 792 Euro;
- nel 29,6% dei casi, le frodi creditizie hanno un importo inferiore ai 500 Euro;
- il 50% degli eventi fraudolenti riguardano i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi (elettrodomestici, automobili, elettronica e telefonia, emissione di assegni a vuoto, ma anche trattamenti medici ed estetici, contratti per forniture di energie rinnovabili, ecc.);
- il 20,4% delle frodi riguarda reati relativi all’uso delle carte di credito;
- il 10,6% delle frodi riguarda reati relativi ai prestiti personali;
- il 6,7% delle frodi riguarda stipulazioni di mutuo e di fido bancario;
Molto interessante è anche il profilo personale delle persone vittime di tali frodi:
- la maggioranza delle vittime è rappresentata da uomini ultrasessantenni (63,7% dei casi);
- in termini assoluti, rispetto al dato riportato sopra, la fascia più colpita è quella dei giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni: 1 caso di frode su 4 riguarda gli adolescenti (Fonte: Crif Mister Credit, “Osservatorio sulle Frodi Creditizie e i Furti di Identità”);
Con riguardo alla distribuzione territoriale dei casi di frodi creditizie, la maggiore incidenza del fenomeno si registra rispettivamente nelle seguenti regioni: Campania (1.500 casi), Lombardia (1.350 casi), Lazio (1.300 casi), Sicilia (quasi 1.200 casi).
- Nel 79,5% dei casi, gli autori del reato utilizzano una carta di identità contraffatta, spesso adoperando dati personali e generalità scambiati on line o reperiti sul web.
- Quasi il 50% dei casi viene perseguito entro 6 mesi dall’evento, ma continuano ad emergere casi di frodi commesse anche più di 5 anni prima (Fonte: Crif Mister Credit, “Osservatorio sulle Frodi Creditizie e i Furti di Identità”).
Il furto d’identità, avviene principalmente con due finalità di frode on line:
- il criminale non è interessato all’identità della vittima; ruba a caso i dati personali (facendo leva su situazioni di “data breach”) per addossare le conseguenze di un illecito ad un soggetto terzo, ignaro della situazione (esempio: accensione di un finanziamento al consumo);
- impersonare qualcuno su un social network per attribuirgli volutamente determinate dichiarazioni: l’intento è quello di compiere azioni a nome di una specifica persona;
Osserva Beatrice Rubini, Direttrice della linea “Mister Credit” di Crif: “Nel primo semestre dell’anno abbiamo visto aumentare il traffico di dati personali scambiati on line, che potranno essere utilizzati per compiere frodi nei prossimi mesi. Non dobbiamo abbassare la guardia ed è indispensabile che i consumatori pongano la massima attenzione per proteggere adeguatamente la propria identità digitale. (…) I ladri non sono più solo coloro che si introducono in casa per rubare oggetti di valore, ma sempre più spesso sono interessati ai dati riservati che possono aprire loro le porte dei nostri account di posta elettronica e social network, conti correnti e carte di credito, con pesanti conseguenze per chi subisce frodi e furti d’identità” (Fonte: www.crif.it/area stampa).