Il concetto di startup innovativa, oltre che sul significato intrinseco di innovazione, già presente nel nome stesso, si basa anche sull’idea di generare valore attraverso un modello nuovo di business.
Il termine startup nasce negli Stati Uniti negli anni ’70, raggiungendo la popolarità negli anni ’90. In principio, il termine indicava una società neonata o in fase iniziale, dotata di un potenziale di crescita superiore al normale, a causa della tecnologia che stava implementando. Con il passare del tempo le definizioni hanno sempre più coinvolto diversi ambiti, tra cui la capacità imprenditoriale, il potenziale di crescita basato sulla tecnologia come volano, o la presenza di un team di lavoro con competenze specializzate e complementari.
Un elemento tipico e caratterizzante della startup è infatti la presenza di un team specializzato, che sappia coniugare efficacemente le spese da sostenere per una continua ricerca e sviluppo e la sostenibilità economica dell’impresa. Per questo motivo esse sono un ottimo veicolo per portare innovazione sui mercati.
Una startup innovativa può essere definita come un’azienda giovane, fondata da uno o più imprenditori con l’obiettivo di sviluppare un prodotto o servizio unico e portarlo sul mercato. Aziende giovani, per l’appunto, in quanto sono sempre di più i giovani che guardano con interesse a questo tipo di società, per via, da un lato, della forte impronta internazionale che esse sviluppano, in grado di attrarre investimenti sia dal mercato interno che da quello estero, e dall’altro dalle numerose agevolazioni concesse dalle leggi vigenti, sia nella fase di costituzione, sia durante la loro vita.
I requisiti per essere una Startup innovativa
Secondo l’articolo 25 del decreto legislativo del 18 ottobre 2012, l’azienda in questione:
- deve essere costituita e non operare da più di 60 mesi;
- deve risiedere in Italia o in uno degli Stati Membri, ferma restando la presenza di una sede produttiva o una filiale sul territorio italiano;
- deve avere un valore della produzione annua non superiore a 5 milioni di euro;
- non deve distribuire o aver distribuito utili;
- deve avere un oggetto sociale prevalente orientato allo sviluppo, alla produzione e alla commercializzazione di prodotti o servizi innovativi e tecnologici;
- non deve essere costituita per effetto di una fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda.
Oltre a questi requisiti, che vanno tutti rispettati, occorre che la società soddisfi almeno una delle seguenti condizioni:
- sostenere spese in ricerca e sviluppo pari o superiori al 15% del maggiore importo tra i costi e il valore della produzione;
- impiegare personale qualificato e dotato di un dottorato di ricerca per almeno un terzo della forza lavoro;
- essere titolare, depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale.
I benefici di essere una startup innovativa
In sede di costituzione la neonata società beneficia dell’esenzione dall’imposta di bollo e di segreteria per l’iscrizione nel Registro delle imprese, e questo vantaggio si mantiene anche negli anni successivi (massimo cinque) a patto che si conservino i requisiti succitati.
Dopo la costituzione i vantaggi sono ancora di più:
- Incentivi alle assunzioni. È infatti estesa la possibilità di assumere a tempo determinato. I contratti possono avere durata tra 6 e 36 mesi. Una volta raggiunta la scadenza, è possibile rinnovare i contratti per ulteriori 12 mesi, al termine dei quali sarà necessario assumere il lavoratore a tempo indeterminato, oppure risolvere il contratto;
- Agevolazioni fiscali per chi investe in startup innovative: alle persone fisiche è riconosciuta una detrazione ai fini IRPEF pari al 50% della somma investita, con un valore massimo di investimento pari a 100.000 euro. Oltre tale soglia è prevista una detrazione pari al 30% fino a un importo di 1.000.000 euro. Se invece chi investe è una società, la deduzione fruibili dall’imponibile IRES è pari al 30%, per un importo massimo di investimento pari a 1.800.000 euro.
- Smart&Start: un programma di finanziamento pubblico agevolato per progetti d’investimento presentati da startup innovative che prevedono programmi di spesa di importo complessivo compreso tra 100.000 e 1,5 milioni di euro, che copre fino all’80% della spesa sostenuta dalla startup, con un aumento al 90% in caso di imprese a maggioranza femminile o giovane. Se le startup sono costituite nel mezzogiorno, il 30% del finanziamento è concesso a fondo perduto.
- Incentivi al crowdfunding;
- Incentivi al work for equity, ovvero una deroga al divieto assoluto di operare sulle proprie partecipazioni, qualora l’operazione sia effettuata in attuazione di piani di incentivazione che prevedano l’assegnazione di strumenti finanziari (stock option) a dipendenti, collaboratori, componenti dell’organo amministrativo o prestatori di opere o servizi;
- Accesso diretto al Fondo di Garanzia, tramite una garanzia sui prestiti bancari che copre fino all’80%;
- Facoltà di estendere di dodici mesi il periodo di “rinvio a nuovo” delle perdite e, in caso di riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale, di consentire il differimento della decisione riguardo la ricapitalizzazione entro la chiusura dell’esercizio successivo;
- Facoltà di utilizzo anche per le startup costituiti in forma di SRL istituti ammessi solo nelle SPA, come la creazione di categorie di quote anche prive di diritto di voto, o con diritto di voto non proporzionale alla partecipazione, o l’emissione di strumenti finanziari partecipativi.
Il ruolo del commercialista a supporto della startup innovativa
Se lo startupper, nell’immaginario collettivo, è un soggetto che, grazie alla sua particolare inventiva, “crea o sviluppa un’idea innovativa vincente” può a buon diritto essere inteso come una figura ben diversa dal classico imprenditore. Per questo motivo è fondamentale che il soggetto titolare dell’impresa sia affiancato sotto il profilo economico, commerciale, giuslavorista, tributario e aziendale da un professionista qualificato.
Il Dottore Commercialista, grazie alla sua formazione di base economico/giuridica e grazie a competenze para-manageriali che può sviluppare nel settore innovazione, può rappresentare sicuramente una figura professionale adatta a supportare l’imprenditore nell’avvio e nel consolidamento della propria attività.
Affiancamento e supporto iniziano solitamente dalla pianificazione del progetto e dalla successiva valutazione di fattibilità. Questa fase è particolarmente rilevante in quanto un’attenta analisi micro e macro economica permette di “prendere le misure” al business che si intende avviare, attraverso la formalizzazione in dettaglio del progetto, l’identificazione dei punti di forza e debolezza con annesse opportunità e criticità, e solo in ultimo attraverso un giudizio complessivo di fattibilità dal punto di vista strategico, operativo ed economico-finanziario.
Una volta valutata la fattibilità del progetto, in caso di esito positivo, il professionista sarà poi chiamato ad assistere l’imprenditore nella scelta della corretta forma giuridico-sociale da adottare e sarà suo dovere individuare ed esporre gli elementi di governance che ne conseguono. Parallelamente a ciò, il Dottore Commercialista dovrà essere in grado di padroneggiare la normativa specifica e le recenti novità in tema di startup innovative, così da poterla applicare alla realtà a cui si trova a fornire la propria consulenza.
Una volta terminata la pianificazione, l’imprenditore, insieme al suo consulente, dovrà valutare il fabbisogno di risorse necessario e le modalità di reperimento delle stesse (da un lato il ricorso al capitale di rischio dai soci, dall’altro il coinvolgimento di finanziatori istituzionali o l’accesso a piattaforme di crowdfunding). In questa fase sarà importante chiarire e pianificare eventuali fabbisogni futuri e relative forme utilizzabili per il reperimento di nuova liquidità. Quando l’imprenditore sarà pronto a presentare la propria startup, richiedendo fondi agli investitori che possano finanziarla, oltre a presentare la documentazione necessaria occorrerà presentare anche una minima valutazione d’azienda. Questo punto è estremamente delicato, in quanto una valutazione d’azienda non basata su dati storici è sempre molto complessa e aleatoria, e proprio per questo l’assistenza e la consulenza del Commercialista saranno ancora una volta determinanti.
Una volta introdotta l’impresa sul mercato occorrerà, infine, oltre alla tipica consulenza su temi societari, fiscali e giuslavoristici, un attento monitoraggio da parte del professionista delle attività di gestione e sviluppo, così da poter definire, tramite l’analisi di nuovi canali di vendita, della clientela potenziale, delle opportunità di partnership, un percorso adeguato affinché l’idea innovativa del giovane imprenditore si trasformi in un successo.
di Dott. Dario Ferla; Villa Roveda e Associati