Il termine giustizia sociale è molto antico e risale al 1700, mentre il concetto cui fa riferimento, ovvero l’idea che si debba aspirare e costruire una società che garantisca equità a tutti, è in realtà stato oggetto di riflessioni filosofiche in tempi anche molto più remoti. È
E’ un argomento che annualmente torna al centro di attenzione da parte dei mezzi di informazione, in particolare da quando il 26 novembre 2007 l’ONU ha dichiarato il 20 febbraio giornata internazionale dedicata alla celebrazione della giustizia sociale.
Definire il concetto di giustizia è sicuramente complesso, senza pretese di esaustività si può però affermare che attuare la giustizia significa attribuire ad un individuo ciò che gli spetta e ristorarlo quando i suoi diritti siano stati lesi. Il punto si sposta quindi sulla ricerca di quale siano le fonti che stabiliscono i diritti da garantire e sul come renderli effettivamente accessibili.
Aspirare alla giustizia sociale significa calare il concetto giustizia nel contesto di una società considerata come un insieme di individui che tra loro intrattengono (inevitabilmente) relazioni di vario tipo: ambire a realizzare la giustizia sociale vuol dire attuare le condizioni per cui a ciascuno sia effettivamente garantita giustizia, nella convinzione che così facendo si realizzi il progresso complessivo della società in condizioni di pace duratura.
La necessità di garantire parità di trattamento non solo a livello formale ma anche a livello concreto è peraltro uno dei principi fondamentali anche della Costituzione italiana, che per mezzo dell’art. 3 sancisce che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese .
La giustizia sociale è inoltre uno degli obiettivi fondamentali dell’ILO, l’Organizzazione internazionale del Lavoro nata nel 1919 e dal 1946 agenzia specializzata delle Nazioni Unite, la cui attività muove dalla convinzione che “la povertà, ovunque esista, è pericolosa per la prosperità di tutti”( Dichiarazione di Filadelfia, 1946). Il 20 febbraio 2021 rappresenta una rinnovata occasione, anche alla luce degli effetti dell’epidemia globale da Covid-19, per interrogarsi su cosa è stato attuato e cosa si potrà programmare per far sì che le opportunità di sviluppo dignitoso non siano appannaggio di pochi bensì di tutti. La nota preliminare redatta dall’ILO a marzo 2019 osserva che la storia passata insegna che le epidemie e le crisi economiche possono avere un impatto sproporzionato su determinati segmenti della popolazione, il che può innescare un aumento delle disuguaglianze.
Tornano quindi prepotentemente attuali gli scenari e le considerazioni della raccomandazione ILO nr. 202 del 2012 sui sistemi nazionali di protezione social in cui, tra i vari impegni programmatici, si legge che “Le strategie per l’estensione della sicurezza sociale dovrebbero applicarsi alle persone che appartengono sia all’economia formale sia a quella informale; dovrebbero sostenere la crescita dell’occupazione formale e la riduzione del lavoro informale; iscriversi nei piani di sviluppo economico, sociale e ambientale dei Membri; e favorire la loro applicazione […] Le strategie di estensione della sicurezza sociale dovrebbero assicurare un sostegno ai gruppi svantaggiati e alle persone con bisogni specifici”.
Tra grandi riflessioni, nuove e vecchie preoccupazioni e rinnovati propositi, una buona giornata della giustizia sociale a ciascuno!