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RACCOLTA DIFFERENZIATA IN ITALIA: DATI E NORMATIVA

raccolta differenziata italia

In questo articolo proviamo a scattare la fotografia della raccolta differenziata in Italia elencando alcuni dati e approfondendo i riferimenti normativi in vigore, con la consapevolezza di un’importante svolta rappresentata dal piano europeo “Next Generation Eu” e dalla conseguente transizione ecologica da attuarsi entro il 2050.

Infatti, non ha ormai più senso parlare di “svolta green”, e di raccolta differenziata dei rifiuti, se non si affrontano questi temi inserendoli all’interno di un ragionamento più ampio, che preveda anche la riduzione degli sprechi, la riqualificazione degli scarti e il contenimento della massa di scorie prodotte. La transizione ecologica presuppone uno sguardo d’insieme e un allargamento di vedute: dalla semplice gestione dei rifiuti alla cura del territorio, passando dal settore della mobilità e dei trasporti a quello della decarbonizzazione e delle energie rinnovabili.

Basti pensare che solo i settori dell’industria energetica e dell’edilizia rappresentano un comparto che, da solo, incide per circa ¼ delle emissioni complessive, senza considerare tutta la filiera connessa a tali attività. Pera tali ragioni, ad esempio, il governo francese ha predisposto una “manovra economica ecologica” del valore di 100 miliardi di euro, che rappresenta il 30% del complessivo degli stanziamenti previsti per il Recovery Plan d’oltralpe.

Appare chiaro che, solo ipotizzando investimenti su grandi capitoli di spesa, anziché singoli interventi parcellizzati a pioggia, sarà possibile attuare una vera e propria “transizione” ecologica, che coinvolga anche l’urbanistica con il ripensamento dei siti industriali e la ristrutturazione e il rinnovamento degli edifici, pubblici e privati.

Abbandonando queste riflessioni di politica economica, analizziamo qualche dato più concreto che ci permetta di rispondere all’interrogativo: quanti italiani fanno la raccolta differenziata? In Italia, si parla di raccolta differenziata da circa 50 anni, ma, ad oggi, la percentuale di rifiuti differenziati rispetto al totale si attesta ancora intorno al 53,3% (Fonte: “Green Network Energy”; “Il Sole 24 Ore”, 29.10.2019; Ispra “Rapporto rifiuti urbani edizione 2020”). Le statistiche ci dicono che c’è ancora poca consapevolezza sull’importanza di comportamenti e pratiche “ecosostenibili”: rispetto al 2018, siamo migliorati del 3,1%, ma siamo ancora molto lontani dall’obiettivo del 65% che i governanti avevano posto come parametro di riferimento (vedere dati riportati sotto, “Rapporto rifiuti urbani edizione 2020”).

 

Cosa impone la normativa italiana in tema di ambiente?

 

Il c.d. “Codice dell’Ambiente” (decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152), all’art. 205, stabilisce che le regioni italiane raggiungano la quota del 65% di raccolta differenziata, sul totale dei rifiuti urbani prodotti, entro la fine del 2012. La normativa prevede degli “accordi di programma” con il Ministero dell’Ambiente per legittimare alcune deroghe a tali parametri, deroghe che, tuttavia, nel 2021, appaiono alquanto improponibili.

  • Plastica: nel 2018, è stata differenziata dalle famiglie italiane nell’87,1% dei casi;
  • Vetro: nel 2018, è stata differenziato dalle famiglie italiane nell’85,9% dei casi;
  • Carta: nel 2018, è stata differenziata dalle famiglie italiane nell’86,6% dei casi;

queste percentuali risultano raddoppiate rispetto a vent’anni fa. Molto si può ancora fare per quanto riguarda il riciclo di batterie usate, materiali pericolosi ed alluminio.

Per quanto riguarda la mappa delle regioni italiane che differenziano meglio o peggio, le statistiche ci offrono ancora una volta la cartina di un paese diviso in due in cui, probabilmente, la spaccatura industriale e il retaggio culturale incidono anche sulle politiche attive di “green economy” e sulla consapevolezza comportamentale dell’economia circolare e della transizione ecologica:

  • il 45% delle famiglie del Sud si dice addirittura scettica nei confronti dell’utilità della raccolta differenziata;
  • Nord-est: 68,3% (raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani prodotti);
  • Nord-ovest: 64% (raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani prodotti);
  • Centro: 51% (raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani prodotti);
  • Sud: 47% (raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani prodotti);
  • Sicilia: 21% (raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani prodotti);
  • Sardegna: 63% (raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani prodotti).

Nelle aree metropolitane è più difficile riciclare (solamente il 40%) rispetto ai piccoli centri abitati, dove è invece possibile organizzare la raccolta “porta a porta”. Infatti, non sono le grandi città a differenziare di più i rifiuti, ma le realtà provinciali. In questi territori, si rileva che:

  • i piccoli comuni fino a 10.000 abitanti producono annualmente 443,5 chilogrammi di rifiuti pro capite e differenziano il 61,6% dei rifiuti urbani;
  • nei comuni di medie dimensioni fino a 50.000 abitanti, i due indicatori di cui sopra sono pari rispettivamente a 490,1 chilogrammi e al 58,8%;
  • nei comuni con oltre 50.000 abitanti, i rifiuti urbani raggiungono i 532,8 chilogrammi annui per abitante, mentre la raccolta differenziata si attesta al 51%;

nei piccoli centri:

  • 2 famiglie su 3 fruiscono del servizio di raccolta dei rifiuti organici “porta a porta”;
  • ¼ delle famiglie si dichiara soddisfatta del servizio di raccolta differenziata;

tuttavia, dalle statistiche risulta che:

  • 1 famiglia su 3 è ancora scettica sull’utilità della raccolta differenziata. Questa percentuale sale al 45% al Sud;
  • su 109 comuni italiani, solo 10 hanno acquistato contenitori stradali dotati di sistemi di identificazione mediante codici a barre o microchip. In altri paesi europei, queste politiche sono molto più sviluppate e la logica è quella di “chi spreca meno, paga meno tasse”. I rifiuti non riciclabili, infatti, costituiscono il problema maggiore. In questi paesi, tutti i sacchetti dell’immondizia sono tracciati in modo tale da risalire sempre all’identità di chi li deposita. Se si promuove il riciclo e il riutilizzo, si riduce la spazzatura da raccogliere e, come benefit, si ottiene un taglio in proporzione sulle tasse locali da pagare.

 

Quanti rifiuti produciamo in Italia?

 

Ogni cittadino italiano produce annualmente circa 500 chilogrammi di rifiuti. Nel 2019, la produzione di rifiuti in Italia è stata di 30 milioni di tonnellate con una riduzione, rispetto al 2018, dello 0,3% (Fonte: Rinnovabili.it). Qui di seguito, i valori della produzione pro capite comparata a quella totale complessiva suddivisa per aree territoriali:

  • Nord: 518 chilogrammi pro capite / 14,4 milioni di tonnellate complessive;
  • Centro:548 chilogrammi pro capite / 6,6 milioni di tonnellate complessive;
  • Sud: 445 chilogrammi pro capite / 9,1 milioni di tonnellate complessive;
  • Italia: 30 milioni di tonnellate complessive (80.000 tonnellate in meno rispetto al 2018);

Discorso a parte deve essere fatto per i rifiuti speciali e pericolosi per i quali è ancora molto critico il processo di smaltimento e non è possibile parlare per molti di essi di riciclo o di riconversione. In generale, la strategia vincente in tema di “transizione ecologica” è quella di eliminare in partenza l’utilizzo di determinate sostanze dai processi produttivi. La crisi economica che ha colpito alcuni settori ha favorito una riduzione dell’ammontare complessivo di tali scorie. Così, la recessione nel settore edile ha comportato una contrazione, negli ultimi tempi, dei rifiuti speciali non pericolosi pari al – 2,7%; mentre, nel settore manifatturiero, la produzione dei rifiuti pericolosi incide per il 40% (oltre 3,7 milioni di tonnellate) sul totale.

 

Come procede la raccolta differenziata in Italia?

 

Il “Rapporto rifiuti urbani edizione 2020” dell’ISPRA rileva che la raccolta differenziata è passata da circa 9,9 milioni di tonnellate annue del 2008 a 18,5 milioni di tonnellate annue del 2019, con un incremento del + 3,1% del 2019 rispetto al 2018, ma la gestione è ancora lontana dagli standard europei. Il riciclaggio totale dei rifiuti prodotti e raccolti in maniera differenziata si attesta al 53,3%. La più virtuosa delle città italiane risulta essere Treviso con una raccolta differenziata pari all’86,9%. L’invio dei rifiuti per lo smaltimento fuori dai confini nazionali riguarda il 2% del totale dei rifiuti prodotti a livello nazionale. Rispetto al 2018, l’esportazione dei rifiuti è aumentata del 10,8% mentre si sono ridotte dell’1% le importazioni.

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di Walter Brighenti – DAS

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