Chiamare befana una persona è reato? Avete mai usato questa parola in modo “affettuoso” nei confronti di qualcun altro? Se la risposta è sì, potrebbe interessarvi sapere che in una sentenza di qualche anno fa, la Cassazione ha condannato una persona per il reato di molestie per aver usato la parola befana.
Più precisamente la Cassazione (n. 2597/2013) ha confermato il reato di molestie nei confronti di una donna che aveva inviato due sms offensivi alla cognata, dandole della befana.
Gli Ermellini nel giudizio hanno inoltre tenuto conto dell’intero tenore dei messaggi, che non era certo amichevole.
La donna ha provato a difendersi sostenendo che il fatto non era punibile perché non aveva recato alcuna lesione all’ordine pubblico (art. 660 c.p.).
La sentenza in Cassazione ha però respinto la tesi difensiva sostenendo che il reato contestato “punisce chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero con il mezzo del telefono, per petulanza o altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo”.
Gli Ermellini hanno quindi confermato la condanna ritenendo quei due sms idonei sia a molestare che a disturbare la cognata.
Un caso che si collega al nostro articolo “Si possono usare le chat di whatsapp come prova in tribunale? e che fa riflettere su quanto sia importante dare un peso alle parole, soprattutto quando si scrive.