La parola “bonus” ricorre sempre più spesso nei testi di legge.
Il 36,5% delle famiglie italiane riceve aiuti in denaro da nonni e parenti: solo negli ultimi dodici mesi, sono stati spesi, a tal riguardo, quasi undici miliardi di euro. Il costo diretto per crescere un figlio fino alla maggiore età è stimato attorno ai 180 mila euro (fonte: Insurance Review, giugno 2018).
BONUS BEBÈ E DINTORNI: LA SITUAZIONE IN ITALIA
Nel suo significato etimologico, il termine “bonus” evoca il concetto della gratifica variabile concessa di anno in anno, non stabilmente, come premio per ciò che si è reputato meritevole di apprezzamento.
“Bonus” evoca qualcosa di estemporaneo e di episodico, una sorta di concessione paternalistica, che il riformismo illuminato francese, post ancien régime, chiamava non a caso “octroyée”.
Negli ultimi tempi, la legislazione ordinaria ha conosciuto un’inversione di tendenza rispetto ai disegni generali e sistematici, che si sono sviluppati dal dopoguerra ad oggi.
Se il legislatore della prim’ora ha cercato di dare un impianto organico e strutturato all’edificazione dei primi pilastri di welfare (pensiamo, ad esempio, alla creazione del servizio sanitario nazionale a partire dal 1979 in poi), il legislatore più recente ha, in parte, perso la capacità di pianificare nel lungo periodo ampi programmi assistenziali e previdenziali.
Il risultato di questo processo − se non può oggettivamente definirsi involutivo perché l’aspettativa di vita è aumentata così come il reddito pro capite lordo – è quello di una normativa sempre più emergenziale e contingente, destinata a non consolidarsi in modo stabile, ma ad essere oggetto di conferme annuali o di revisioni periodiche.
Basti aprire, ad esempio, il sito dell’Inps, o di un qualunque patronato o centro di assistenza fiscale, per scorgervi una pagina intera di vademecum sulla tipologia delle molteplici prestazioni a sostegno del reddito e dei nuclei familiari (assegno di natalità, sostegno economico allo studio, premio alla nascita detto anche “bonus mamma domani”, reddito di inclusione, misure di contrasto delle condizioni economiche disagiate, ecc.).
Il dibattito politico degli ultimi tempi ha certamente impoverito i lavori del legislatore parlamentare, impedendogli un disegno lungimirante nei confronti delle generazioni future e costringendolo ad inseguire gli umori e le proteste di una società civile spesso confusa e frazionata, ripiegata su logiche di conservazione dello status quo. Un esempio italiano è la materia altalenante del welfare e delle pensioni, un esempio europeo è l’assenza di una politica sociale coesa, un esempio internazionale è il superamento in America del programma sanitario pubblico denominato “Obamacare”.
Ecco, quindi, la necessità di rincorrere sempre l’ultima novella di turno, tra normativa centralizzata e deregulation rimessa agli enti pubblici territoriali. Per il cittadino qualunque, in una sola parola, il “caos”.
LA SOLUZIONE? LA TUTELA LEGALE DAS
DAS ha ben presente queste criticità, che si riversano quotidianamente sulla Compagnia e si traducono nelle tante richieste di informazione e di consulenza, che assicurati ed utenti formulano in quanto disorientati e confusi. Per questo DAS ha voluto rinnovare i propri prodotti (si pensi alla nuova “DAS in famiglia”) modellandoli sulle esigenze dei clienti e ha ridefinito i propri standard interni in modo da offrire la migliore “customer experience” del settore, attraverso la semplificazione e l’innovazione: maggiore trasparenza nell’offerta assicurativa, definizione dei contratti con un linguaggio semplificato, trasformazione dei modelli gestionali per essere sempre più partner del cliente e dell’intermediario.
Sondaggi di mercato hanno accertato che il cittadino cerca nel prodotto assicurativo un sostituto ai canali tradizionali assistenziali pubblici: piani di risparmio e di protezione ideati per costruire un percorso complementare di gestione del risparmio e della previdenza piuttosto che soluzioni che offrano combinazioni di “job coaching” nel caso di difficoltà domestiche, solo per citare un paio di esempi.
Il 50% degli intervistati richiede un accesso immediato alle compagnie di assicurazione in caso di denuncia di un evento assicurato; l’80% ricerca maggiore prevenzione attraverso servizi di consulenza; il 60% desidera interagire costantemente con la compagnia sulla propria esperienza (fonte: Insurance Review, giugno 2018).
Perfezionare la “customer experience” è un passo essenziale per DAS, per affrontare il futuro e i nuovi obiettivi di crescita.