Vi raccontiamo di un caso risolto su un tema molto attuale, che ha coinvolto un nostro assicurato: un’imprenditrice del settore della ristorazione alle prese con un problema di “web reputation”.
Elsa è titolare di un’attività commerciale di ristorazione e agriturismo, assicurata con DAS con la polizza di tutela legale “DAS in Azienda”.
È indubbio: oggi, tutto viaggia nella rete e ogni messaggio, commento, frase riportata nel web lascia una traccia.
Ed è altrettanto evidente che l’identità e la credibilità professionale di un soggetto passa anche attraverso l’immagine on line che quella persona ha acquisito nel tempo anche grazie ai commenti e ai “post” lasciati dai vari “followers”.
Sia per il fatto che un imprenditore ha contribuito, con il proprio operato, a crearsi una reputazione, sia perché questa reputazione è confermata da altri utenti che condividono opinioni nei social network, l’identità on line è ormai un valore prioritario, che merita rispetto e protezione. Non a caso, si parla sempre più spesso di “identità digitale”.
Abbiamo attivato la polizza di tutela legale “DAS in Azienda” per fornire assistenza ad Elsa, che ci ha denunciato un caso di diffamazione ai suoi danni avvenuto mediante la diffusione, a mezzo internet, di un messaggio oltraggioso.
Il nostro avvocato incaricato ha esaminato la questione: screditare la buona credibilità con calunnie o ingiurie integra il reato di diffamazione, che diventa “aggravato” quando le affermazioni sono divulgate ad una massa indistinta di soggetti, utenti del web.
Gli algoritmi dei social network possono influenzare e amplificare il grado di diffusione delle notizie e dei commenti; inoltre, va aggiunto che, normalmente, i giudizi negativi suscitano molta attenzione e curiosità nella rete degli utenti del web.
Il fatto. Elsa è stata accusata, in alcuni social, di non aver rispettato alcune indicazioni fornite dalla clientela nella preparazione delle pietanze somministrate nel suo ristorante. In particolare, per un caso di intolleranza ad un ingrediente alimentare, si riporta nel “blog” la frase pronunciata da Elsa che avrebbe garantito la preparazione del piatto senza la sostanza segnalata, salvo poi inserirla comunque nel menù richiesto dal cliente. Al di là di come si è svolta la vicenda, i contenuti con i quali Elsa è stata criticata e contestata integrano sicuramente un oltraggio alla sua reputazione e a quella della sua attività di ristorazione.
Un aspetto è, infatti, quello dell’esercizio del libero pensiero di critica e di contestazione, altra cosa è l’inserimento di espressioni offensive e di notizie tendenziose sulla gestione dell’agriturismo.
L’attività legale svolta dall’avvocato incaricato DAS, si è articolata in tre fasi complementari:
- l’azione penale ai sensi dell’articolo 595 Cod. Pen. mediante proposizione di querela per diffamazione nei confronti del cliente ingiurioso;
- l’azione civile, mediante costituzione di parte civile, ai sensi dell’articolo 2043 Cod. Civ. per ottenere un ristoro economico mediante richiesta di risarcimento del danno;
- il provvedimento d’urgenza ex art. 700 Cod. Proc. Civ. per ottenere la rimozione delle notizie tendenziose, dei commenti altrui, oltre al “post” diffamatorio apparso su alcuni social network;
Non solo. L’avvocato DAS ha anche richiesto al giudice − quale rimedio di “risarcimento in forma specifica” e mediante consulenza tecnica affidata ad un esperto di “reputation networking” − un’importante azione aggiuntiva: il posizionamento di nuovi contenuti positivi nei social media, ottimizzandone i testi, in modo tale che potessero arretrare, oltre la prima pagina dei motori di ricerca, i vecchi contenuti lesivi della reputazione di Elsa.
La causa è stata vinta, vittoria anche di spese legali e risarcimento del danno morale.
Il prodotto: DAS IN AZIENDA; valore in lite: 10.000 Euro; durata della controversia: 6 mesi; spese legali sostenute dalla Compagnia: 5.795 Euro.
di Walter Brighenti – DAS
Questo articolo trae spunto da un caso reale, ma ogni riferimento è puramente casuale