Sui social si trovano dei contenuti che ti riguardano e che mettono in discussione la tua reputazione professionale. Come difendersi legalmente?
Era iniziato tutto con una frase: “La vostra storia d’amore, la vostra fiaba senza tempo”.
Con queste parole si è rivolta a noi, sconsolata, una nostra Assicurata, contraente della polizza di tutela legale “Difesa Professionista”. Nel biglietto da visita della donna è riportata la ragione sociale dell’attività che lei svolge come libera professionista: “Daphne du Maurier, wedding planner and counselor”.
Dieci anni di attività, consulenze ed eventi organizzati in tutta Italia, una reputazione costruita con impegno e professionalità, matrimonio dopo matrimonio, ascoltando le persone, rendendo unico il loro giorno più bello. Una fiaba senza tempo, appunto, come recitava lo slogan della giovane professionista.
Le statistiche ci dicono che il 70% dei responsabili HR americani e il 27% dei reclutatori italiani rifiutano i candidati ad un ingaggio di lavoro basandosi sulle informazioni che trovano on line (Fonte: www.reputazionedigitale.it).
All’improvviso, l’offesa apparsa nel blog: ben sette contenuti lesivi pubblicati sul web richiamavano l’attività di Daphne, coprendola, però, di insulti e di falsità non documentabili. Quelle frasi e quei messaggi, insieme a delle vere e proprie “fake news”, minacciavano la reputazione di Daphne sia come persona che come professionista.
In generale, queste affermazioni pubblicate on line, non necessariamente ingiuriose, ma tendenziose e non veritiere, hanno la capacità di raggiungere un numero indeterminato o comunque quantitativamente apprezzabile di destinatari.
Quale era stata la causa di tali insulti e falsità allo scopo di danneggiare la reputazione professionale?
Il fatto. Daphne aveva organizzato, poco tempo prima, un “pop up wedding”, fortemente voluto da una coppia di clienti che cercava una “location” alternativa per le loro nozze. Con questo termine, ci spiega Daphne, si intendono quei matrimoni organizzati nei pressi di un prato, di un campo di frumento, di un vigneto, di una spiaggia, o comunque in un contesto agreste e naturale poco conosciuto ed incontaminato.
Daphne aveva rappresentato ai futuri sposi tutte le difficoltà del caso e aveva suggerito loro un’alternativa, ma la coppia era stata irremovibile: un banchetto all’aperto con tovaglie in pizzo di fiandra allestito in mezzo ad un campo di grano circondato da matasse di fieno.
Daphne si era adoperata al meglio, facendo vedere al nostro avvocato incaricato tutte le richieste di autorizzazione che aveva inoltrato all’amministrazione comunale per realizzare l’evento. Organizzare un “pop up wedding” non è cosa facile perché bisogna allestire un vero e proprio “set cinematografico”, trasportando sul posto ogni cosa compresa la corrente elettrica e l’acqua.
Purtroppo, si erano verificati dei fastidiosi contrattempi, che Daphne aveva paventato ai suoi clienti, predisponendo in una “stalla” (addobbata a festa) una stanza di riserva per ogni eventualità (cattivo tempo, vento, ecc.).
Infatti, il mese di luglio è il periodo della fienagione e la falciatura dei campi limitrofi, con lo sfalcio dell’erba e la raccolta delle piante foraggere, genera molti problemi per chi vuole festeggiare all’aperto: insetti infestanti, pulviscolo trasportato dall’aria e il rumore in lontananza delle macchine agricole.
I messaggi nel blog non tenevano, però, affatto conto dei suggerimenti e degli avvertimenti di Daphne, che era stata etichettata come un’organizzatrice improvvisata, priva di esperienza e di senso pratico.
Come difendere la “reputazione digitale” di un professionista?
Il nostro avvocato spiega a Daphne che il danno all’immagine genera una responsabilità per fatto illecito, ma, in ambito professionale, è necessaria anche la prova del pregiudizio economico subìto e del nesso di causalità.
Infatti, la valutazione economica del danno alla reputazione coincide con la perdita patrimoniale derivante dalla riduzione di fatturato. Essa è la conseguenza di un ulteriore danno non patrimoniale caratterizzato dalla diminuzione di apprezzamento del professionista avvertita dalle categorie economiche che hanno avuto accesso alle informazioni false e tendenziose pubblicate on line.
Il nostro legale spiega che si tratta di un danno di difficile quantificazione ma, fortunatamente, nel caso dell’attività di Daphne, le “fake news” erano apparse sul web solo da pochi giorni.
La nostra squadra di avvocati ha quindi precisato all’Assicurata che la normativa italiana ed europea, regolamentata dal G.D.P.R., tutela il diritto di ogni cittadino alla riservatezza, alla dignità, e il diritto alla cancellazione dei contenuti lesivi della reputazione.
La strategia legale si è concentrata sulla rimozione dei contenuti on line con l’assistenza di un perito (“reputation manager”), che ha provveduto a riabilitare e a riaccreditare l’immagine professionale dell’attività di Daphne pubblicando sui motori di ricerca i pareri positivi di tanti altri clienti dell’Assicurata, ben soddisfatti del suo operato e degli eventi da lei organizzati.
Il prodotto: “DIFESA PROFESSIONISTA”; valore in lite: 15.000 Euro; durata della vertenza: 15 giorni; spese legali sostenute da DAS compresa la perizia: 2.500 Euro.
di Walter Brighenti – DAS SpA
Questo articolo trae spunto da un caso reale, ma ogni riferimento è puramente casuale.