Oggi parliamo di responsabilità medica, anche alla luce della pandemia che speriamo di poter archiviare quanto prima per tornare alla pienezza delle nostre vite.
Quando sbaglia un medico, le conseguenze possono essere irrimediabili.
La figura professionale del medico sta, in tempo di pandemia, in una posizione paradossale: in questo periodo, la stampa ha addirittura definito i medici “angeli”, “eroi”. Contemporaneamente, le aule dei tribunali sono piene di procedimenti a carico di medici accusati, molte volte anche ingiustamente, di negligenza, imprudenza o imperizia nell’esercizio della loro professione.
La situazione è precipitata con la pandemia. Il personale sanitario, oltre a rischiare quotidianamente la vita per assistere i pazienti, si è trovato in un caos giuridico e organizzativo: strumenti e attrezzature non disponibili, mancanza di linee guida cui attenersi, ospedali al collasso.
L’obiettivo è quello di illustrare quelli che sono i confini normativi e “pratici” della responsabilità medico-sanitaria.
Intervengono: Michela Tinazzi, Head of Market Development; gli avvocati Andrea Puccio e Giulia Cagnazzo dello “Studio Legale Puccio Penalisti Associati”; la dottoressa Giovanna Del Balzo; Guglielmo Elefante, Responsible for Underwriting & Brokers Channel di DAS.
Intervento dottoressa G. Del Balzo. Nella prima ondata dell’epidemia, negli ospedali si registravano mancanza di protocolli e di linee guida, ritardo nelle diagnosi, gestioni inadeguate dei ricoveri con informazioni spesso carenti dagli ospedali alle famiglie, episodi di conflittualità con medici e strutture, ritardi di diagnosi e rallentamento delle terapie ordinarie o comunque non legate al Covid-19. La dottoressa fa riferimento alle conseguenze, anche a lungo termine, di questa situazione di caos, come lo stress per il personale sanitario e i problemi di salute che possono comunque affliggere chi guarisce.
Cosa può e deve fare il medico, se il contesto normativo non è chiaro, come nel caso di Covid-19, per non subire conseguenze penali?
Intervento avv. G. Cagnazzo. Avvocato risponde accennando a comportamenti virtuosi come aggiornamento delle cartelle cliniche quale “scudo” da opporre ad eventuali azioni e ribadendo, in sintesi, dove si trova il confine tra medico “colpevole” e medico “innocente”.
In quali ambiti la tutela legale può rispondere efficacemente ai rischi che abbiamo descritto?
È emerso che il tema della responsabilità medica è rilevante non solo per il personale dipendente, ma anche per le strutture sanitarie. Quali criticità hanno avuto le strutture in questa pandemia?
Le RSA sono state degli ambienti flagellati dalla pandemia, a causa della fragilità degli ospiti, e gli ospedali si sono rivelati degli ambienti portati al collasso dal numero dei ricoveri.
L’incertezza creata dalla situazione che si è venuta a creare, e il rischio di provvedimenti sanzionatori o limitativi della libertà personale, hanno acuito l’interesse degli operatori sanitari per la ricerca della migliore soluzione assicurativa in grado di tutelarli.
In caso di procedimento penale, la polizza di tutela legale interviene per difendere il medico o l’operatore sanitario raggiunto da avviso di garanzia facendosi carico delle spese di giustizia e di quelle peritali.
Tuttavia, è sempre un problema di onere probatorio. Si possono ricordare tutte le questioni legali che sono emerse nel corso del tempo, come le accuse di epidemia colposa, ma tutto questo è di difficile dimostrazione in un’aula di tribunale.
Quali cautele possono adottare le strutture sanitarie per non incorrere in azioni di responsabilità?
Le cautele che le strutture sanitarie possono adottare riguardano la corretta gestione del rischio (adozione del modello organizzativo introdotto dalla legge 231).
Fondamentale è il ruolo del consulente tecnico della difesa che, con il suo elaborato peritale, è in grado di contrastare e smentire l’impianto accusatorio. In tali casi, per un medico coinvolto, la vera pena non è la condanna al termine del processo, ma il danno reputazionale all’immagine dovuto al clamore mediatico che accompagna la fase delle indagini preliminari e il dibattimento processuale.
Si sente parlare, in questo periodo, di vaccini e di scudo penale richiesto da case farmaceutiche, medici e infermieri. Le informazioni in rete sono contrastanti. Facciamo chiarezza. Cos’è lo “scudo penale”? A cosa serve? È effettivamente giusto concederlo?
Esiste un perimetro di esenzione penale o di non punibilità introdotto con la decretazione emergenziale che possiamo denominare “scudo penale”. Esso opera a favore del medico o dell’operatore sanitario che abbia seguito correttamente le procedure e i protocolli vaccinali previsti dal Ministero della Salute. Esso non opera in caso di negligenza o colpa grave del professionista rispetto ad una omessa verifica delle condizioni sanitarie del paziente destinatario delle cure.