Indagine beach litter 2025: la salute delle spiagge in Italia
Tempo di mare, tempo di vacanze. Tempo di escursioni in montagna. Ma qual è lo stato di salute degli ambienti naturali che visitiamo ogni anno nel periodo estivo?
La salute delle spiagge e degli ambienti naturali
Tempo di mare, tempo di vacanze. Tempo di escursioni in montagna. Ma qual è lo stato di salute degli ambienti naturali che visitiamo ogni anno nel periodo estivo?
Il nostro pianeta soffre a causa della presenza di miliardi di microplastiche in ogni ecosistema.
Lo stato di salute non è buono. Ci preoccupiamo dell’albergo, delle attrezzature per l’intrattenimento, delle strade per raggiungere le località turistiche, ma poi dimentichiamo l’impatto sull’ecosistema locale di abitudini e comportamenti non rispettosi dello stato dei luoghi.
Il problema del marine litter
Il marine litter, ossia i rifiuti dispersi in mare o lungo le coste, restano una grave minaccia ambientale da affrontare a livello globale. Essi costituiscono causa di inquinamento che arreca danni irreparabili agli ecosistemi oceanici, alla fauna selvatica e, per riflesso derivato dalla catena alimentare, agli esseri umani.
Dati della campagna “Spiagge e Fondali Puliti 2025” di Legambiente
Ecco cos’ha censito per i mari italiani Legambiente con la campagna “Spiagge e Fondali Puliti 2025”:
· 892 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia;
· il 77,9% è costituito da plastica, spopolano i mozziconi di sigaretta (il 7,5%) e i cotton fioc (il 5,6%);
· 63 spiagge (quasi il doppio rispetto all’edizione del 2024, in cui ne erano state censite 33) in 13 regioni. Su un’area complessiva di 196.890 metri quadrati, sono stati 56.168 i rifiuti raccolti e catalogati;
· rispetto all’edizione del 2024, si registra un peggioramento del “grado di pulizia” delle spiagge, calcolato utilizzando il Clean Coast Index (CCI), un indicatore utilizzato a livello internazionale che stabilisce il livello di pulizia di una spiaggia sulla base della densità dei rifiuti presenti nelle aree campione monitorate;
· il 28% delle 63 spiagge monitorate risulta avere un CCI corrispondente ad un giudizio “spiaggia sporca” o “molto sporca”;
· diminuiscono rispetto al 2024 le spiagge “molto pulite”, che passano dal 42% al 27%, e le spiagge “pulite”, dal 24,2% al 14%;
· la plastica si conferma il principale nemico delle spiagge: rappresenta il 77,9% degli oggetti rinvenuti su tutte e 63 le spiagge campionate (43.776 sui 56.168 totali);
· oltre alla plastica seguono con l’8,3% gli oggetti in vetro e ceramica, il 4,3% la carta e cartone, il 3,6% i metalli e il 2,4% il legno;
· continuano a dilagare i mozziconi di sigaretta: il 7,5% del totale, una media di 7 mozziconi ogni 10 metri lineari di spiaggia;
· altro nemico attestato per le spiagge sono i cotton fioc in plastica, il 5,6% della classifica generale, che sono stati messi al bando in Italia dal 2019;
· seguono tappi e coperchi in plastica (l’8,2% del totale dei rifiuti repertati); pezzi di polistirolo compresi tra 2,5 e 50 cm (il 6,9%) ritrovati in 49 spiagge; salviette in cellulosa (il 4,7%) in 25 spiagge; materiale da costruzione (il 4,2%) in 47 spiagge; bottiglie e contenitori per bevande rinvenuti in 53 spiagge (il 3,7%); buste, manici di buste e sacchetti in cellophane (il 3,6%) anch’essi già messi al bando;
Il bilancio complessivo è che, a tre anni dalla messa al bando ad opera della “Direttiva SUP” (Single Use Plastics), i prodotti in plastica monouso rappresentano ancora il 40,5% del totale dei rifiuti monitorati.
L’inquinamento plastico nelle montagne
E le montagne?
Trasportate dagli alpinisti e dagli esploratori, ma anche dai semplici turisti della domenica, le microplastiche giungono negli ambienti montani anche attraverso gli eventi atmosferici. Forti venti, piogge e neve muovono, infatti, particelle polimeriche e frammenti infinitesimali di plastica che finiscono per accumularsi sui terreni e sulle pareti rocciose.
Anche le montagne sono quindi inquinate: montagne di plastica si trovano anche ad alta quota, portando l’inquinamento alpino a livelli allarmanti. A confermare il fenomeno, i promotori del progetto “Clean Alp” che nel 2021 hanno raccolto una media di mezzo chilo di rifiuti di plastica per chilometro lungo un ampio tratto di sentieri sulle Alpi. Sui Pirenei, a 1500 metri di altezza, nel 2019, cadevano dal cielo 365 particelle di polimeri sintetici al metro quadro. Tracce di plastica e gomma sono state rinvenute anche nei ghiacciai del Mar Glaciale Artico. Questo significa che la neve è uno dei “mezzi di trasporto” delle microplastiche che ormai sono calcolate nella misura di diecimila frammenti per litro.
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La conclusione è che il fenomeno deve essere analizzato in modo globale e “circolare”. Le più recenti scoperte in tema di inquinamento in montagna sono importanti spunti di riflessione. Non basta volgere lo sguardo solo agli oceani: ormai tutti gli ecosistemi terrestri sono minacciati dall’abbandono della plastica e degli altri materiali non biodegradabili.
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Fonte: Legambiente 02.04.2025; liberidallaplastica.it; passim.
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