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CYBERBULLISMO, UN FENOMENO IN CRESCITA CHE È IMPORTANTE CONOSCERE

Cyberbullismo tutela legale minori famiglie

Ti sei mai chiesto cosa significa cyberbullismo? Si tratta di un fenomeno in crescita che è importante conoscere e che consiste nella persecuzione di una vittima che si consuma all’interno di un luogo virtuale attraverso l’utilizzo di strumenti elettronici come sms, chat, foto, video ecc..

In Italia, un ragazzino su due subisce angherie riconducibili al fenomeno del bullismo (fonte: Corriere della Sera, 21 aprile 2018).

L’età a rischio è quella compresa fra gli 11 e i 17 anni, il periodo più critico quello tra gli 11 e i 13.

Subire atti di bullismoda bambini o da adolescenti può avere conseguenze per tutta la vita (vandalismo, devianza, alcolismo e tossicodipendenza, suicidio).

Il “World Report on Violence and Health”, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si interroga sulla violenza, quale problema globale di salute pubblica. Nei lavori dell’Organizzazione, la violenza è, quindi, equiparata ad una specie di malattia: la violenza tra i giovani, quella subìta dall’infanzia, quella che affligge i rapporti di coppia, la violenza sessuale e così via. Definire la violenza, misurare la violenza e il suo impatto, esaminare le radici della violenza, prevenire la violenza: questi i caposaldi principali dello studio commissionato dall’OMS.

Indagini trasversali hanno analizzato i diversi modi in cui l’aggressività si trasferisce dall’infanzia all’adolescenza e dall’adolescenza all’età adulta, generando un modello di delinquenza conclamata, che persiste per tutta la vita. Molteplici ricerche hanno dimostrato come l’aggressività infantile costituisca un segno anticipatore di violenza nell’adolescenza e nell’età adulta (Fonte: “World Report…”, p. 52 e sgg.).

 

 

I MOTIVI CHE DETERMINANO LA VIOLENZA GIOVANILE

 

I motivi che determinano la violenza giovanile sono diversi in base all’età e alla presenza di altri individui con i quali viene condivisa l’aggressione. Spesso il bullo agisce con il supporto e la complicità omertosa del branco. Un’inchiesta nazionale condotta in Canada ha osservato che – quando gli aggressori erano adolescenti o appena ventenni – circa la metà degli attacchi personali violenti era determinata dalla ricerca di eccitazione, mentre l’altra metà era dovuta a cause razionali o utilitaristiche. La violenza si sostanziava nel ricorso alla sistematica reiterazione del comportamento offensivo, all’intimidazione psicologica e all’uso di armi (Fonte: Hampton J., “Internally displaced people: a global survey”, London, Earthscan, Norwegian Refugee Council and Global IDP Survey, 1998).

Nel 9,1% dei casi in Italia, gli atti di prepotenza tra bambini e adolescenti si ripetono con continuità. A subire il bullismo, sono in maggioranza le femmine (20,9%), seguite dai maschi (18,8%). Tra gli studenti delle superiori, le vittime più numerose sono i liceali (19,4%), seguiti dagli studenti degli istituti professionali (18,1%) e degli istituti tecnici (16%; fonte: Corriere della Sera, passim).

L’Istat ha fotografato la situazione dal 2014 in poi. Emerge un quadro preoccupante: “Bisogna lavorare sul rispetto dell’altro e sul rispetto delle regole. Bisogna sensibilizzare sia i bambini, sia i genitori”, ha affermato l’ex Ministro della Salute, l’on. Beatrice Lorenzin.

Si inizia con la derisione, con gli insulti, le parolacce, gli spintoni. Poi, si crea il “branco”, che è guidato da un “capo”, e si passa alle minacce, alle prevaricazioni, per arrivare alle botte e ai pestaggi.

 

 

QUANDO UNA VITTIMA SI PUÒ DEFINIRE SOGGETTA AD AZIONI DI BULLISMO?

 

Secondo la letteratura specialistica, uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente e nel corso del tempo, ad azioni potenzialmente offensive messe in atto da uno o più compagni. La durata nel tempo, la sistematicità dell’azione e l’abuso di potere premeditato, sono tratti caratterizzanti il fenomeno, mentre altri studiosi insistono sull’aggressività dell’azione e sull’intenzionalità nel causare dolore alla vittima. Altri specialisti, ancora, hanno analizzato le conseguenze psicologiche del fenomeno, documentando come gli episodi di bullismo, perpetrati nell’infanzia e nell’adolescenza, abbiano forti probabilità di sfociare in gravi disturbi della personalità nell’età adulta.

Secondo alcuni autori, l’insorgenza del comportamento bullistico va ricercata all’interno del contesto familiare: il bullo ripropone in classe il comportamento aggressivo appreso in famiglia. Secondo altri, invece, la gravità della fenomenologia si coglie soprattutto nel rischio di sviluppare un successivo vissuto di rivalsa: la vittima attualizza ciò che ha subìto, invertendo il proprio ruolo, e si trasforma in un nuovo aguzzino.

 

QUALI SONO I SOGGETTI COINVOLTI: IL BULLO, LA VITTIMA E IL BRANCO

 

L’interazione del fenomeno ruota attorno a tre attori: il bullo, la vittima, il branco. Il bullo può adottare atteggiamenti diretti o indiretti volti a prevaricare un altro con l’intenzione di nuocere (Farrington, 1993). La vittima è esposta ad azioni offensive o a comportamenti di emarginazione, non sa come reagire e ne rimane sconvolta (Menesini, 2004). Il branco tende a sviluppare comportamenti di omertà e di compiacenza percependo il rischio di prendere il posto della vittima in caso di opposizione alla condotta del capo branco.

Il Ministero dell’Istruzione dell’aprile 2015 si è espresso in merito sancendo che: “gli atti di bullismo si configurano come l’espressione della scarsa tolleranza verso chi è diverso (per etnia, religione, caratteristiche psico-fisiche, identità di genere, realtà familiari). Vittime di bullismo sono sempre più spesso adolescenti su cui gravano stereotipi che scaturiscono da pregiudizi discriminatori (…). Nel caso specifico, infatti, la vittima di bullismo omofobico si rifugia nell’isolamento non avendo adulti di riferimento, che possano comprendere la condizione oggetto dell’offesa”.

La strategia ottimale di prevenzione e di contrasto elaborata dal Miur individua due interlocutori istituzionali: la scuola e la famiglia. La scuola è chiamata ad adottare misure atte a prevenire e contrastare ogni forma di prevaricazione; la famiglia a collaborare con le istituzioni e a vigilare sui comportamenti dei figli.

Infatti, l’età dei minorenni coinvolti tende ad abbassarsi e a raggiungere la fascia della preadolescenza: nel 6% dei casi, essi hanno un’età tra gli 11 e i 13 anni. Oggi, la tecnologia ha fatto acquisire al fenomeno un aspetto nuovo permettendo al bullo di perseguitare con continuità la propria vittima, infiltrandosi anche tra le mura domestiche mediante gli strumenti elettronici (sms, foto, video, post, chat, e-mail, siti web, telefonate): si tratta del c.d. “cyberbullismo”, che si consuma all’interno di un luogo virtuale, quello dei tablet e dei cellulari, un luogo ancora più difficile da individuare perché privo di spazi fisici, in costante divenire, e destinato a conservare traccia indelebile dei propri contenuti (e a diffonderli). Quando il bullismo in rete ha un contenuto a sfondo sessuale, in letteratura si parla di sexting. In tale ultimo caso, le comunicazioni aggressive possono svolgersi sempre, senza soluzione di continuità, schermate dall’identità fittizia di un nickname. La rete amplifica gli aspetti aggressivi e chiunque può trasformarsi in un nuovo bullo. Le molestie perpetrate on line si diffondono rapide, in tutto il web, e con la libertà di manifestarsi senza le barriere dello spazio reale. Osserva il Miur: “Il confine tra uso improprio e uso malevolo della tecnologia è sottile: si assiste, per quanto riguarda il bullismo in rete, ad una sorta di tensione tra incompetenza e premeditazione” e, in questa zona di confine, si sviluppano disagi che non sempre emergono nel contesto quotidiano. Chi agisce nell’anonimato di una tastiera elettronica, e nella mancanza di un’interazione personale effettiva, può non avere la consapevolezza e la percezione degli effetti degli attacchi che la vittima subisce.

Tollerare significa accettare le diversità senza stigmatizzare e senza emarginare. È una ricetta sempre valida che, se correttamente intesa, potrebbe risolvere molti problemi della modernità.

DASy

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