Vi raccontiamo un caso di cyberbullismo, un fenomeno in continua crescita sempre più diffuso negli istituti scolastici. Il tema è delicato, richiede attenzione e discrezione, per cui non vi descriveremo tutta la vertenza nei dettagli, ma vi spiegheremo come Angela, Lauro e la loro figlia hanno ottenuto, grazie alla tutela legale, il risarcimento dei danni subiti.
Cyberbullismo, revenge porn, sexting, adescamento on line: il pericolo corre sul web; vittime inconsapevoli sono i minori, giovanissimi e adolescenti, sempre più connessi, specie in tempo di pandemia: la community è un momento di svago, un “ponte” con gli amici, la ricerca di uno spazio “virtuale e personale” di espressione attraverso l’uso di cellulari e tablet. Ecco come internet può diventare una trappola insidiosa e subdola.
La vicenda.
Si rivolgono a noi Angela e Lauro, genitori di Isabella, assicurati con la polizza “DAS in Famiglia”.
Isabella è all’improvviso sempre più svogliata. Va a scuola a malincuore, non vuole più andare a ginnastica. I voti bassi denotano difficoltà di apprendimento. I genitori non capiscono… Isabella versa in un grave e perdurante stato di ansia e di paura.
I nostri figli parlano con qualcuno che non conoscono? Dietro all’amico (s)conosciuto via internet, c’è forse un adulto?
Isabella, minorenne, è stata vittima di offese reiterate via web. Un’aggressione verbale difficile da condannare soprattutto quando muove da coetanei, ragazzini “bulli”, rei e vittime del “sistema social”, sovente incapaci di comprendere la portata delle loro azioni, l’impatto dei loro comportamenti.
Come parlare loro, perché loro ci parlino? Lo psicologo avverte: “Un approccio saccente da parte del genitore è il modo peggiore per affrontare il tema con il figlio minorenne. Non mettiamoci in cattedra”.
Se gli esperti dell’educazione infantile suggeriscono di tenere aperto un canale di comunicazione con i figli evitando ramanzine o sequestrando loro il cellulare, il primo passo “legale” è quello di denunciare sempre. È il consiglio che ci sentiamo di dare, qualunque sia la circostanza, anche al di fuori della polizza di tutela legale: ma, per Angela e Lauro, con DAS è stato un po’ più facile perché hanno potuto appoggiarsi subito al nostro servizio di consulenza legale.
Stiamo proteggendo i nostri figli e stiamo insegnando loro i giusti mezzi per proteggersi? Gli adescatori sfruttano la curiosità di adolescenti e preadolescenti per avviare con loro una relazione sul web.
Contattato il servizio “ConsulDAS”, è apparso subito chiaro che il fatto rivestiva una gravità particolare e il sinistro è stato affidato ad un nostro avvocato penalista, esperto di cyberbullismo, stalking, diffamazione a mezzo web.
L’aspetto penale non è stata la fase più complicata, poiché non è risultato difficile risalire all’identità degli autori delle ingiurie nei confronti di Isabella: minacce e vessazioni provenienti da un drappello di giovani lestofanti, che frequentavano la stessa scuola della ragazzina.
“Lasciamo che le nostre speranze abbiano la meglio sulle nostre paure”: tenere aperto un canale di comunicazione con i nostri figli presuppone innanzitutto che noi trasmettiamo loro fiducia.
L’aspetto processuale ha rappresentato il primo intoppo, poiché, dopo la denuncia querela, ci si è trovati di fronte ad una situazione di improcedibilità in quanto, al di sotto dei quattordici anni, non è possibile perseguire penalmente l’imputato neppure se socialmente pericoloso.
Il nostro avvocato ha, però, cercato di quantificare il danno morale subìto da Isabella e, la perizia di un professionista garantita dalla polizza “DAS in Famiglia”, ha permesso di completare il quadro risarcitorio.
Pensiamo ai casi di aggressioni fisiche a cui sono seguite lesioni nei confronti dei bullizzati. I genitori, infatti, sono civilmente responsabili per il fatto dei figli ed è stato accertato che Isabella ha riportato un trauma psicologico i cui effetti sono ancora oggi, purtroppo, tutt’altro che risolti. La norma di diritto civile stabilisce una sorta di “culpa in vigilando” nei confronti di chi ha la potestà su di un minorenne.
I nostri avvocati sono riusciti a vincere la causa dopo due gradi di giudizio, poiché la sentenza di primo grado, confermata in appello, era stata impugnata dalla controparte. Parlare di “vittoria” civile è ovviamente un’affermazione inadeguata, specie in casi come questo in cui le vittime (e i responsabili) sono minorenni, ma per i genitori di Isabella ciò è stato molto importante. Essi hanno potuto accertare un reato, recuperare le spese terapeutiche sostenute per la cura, hanno potuto affrontare due gradi di giudizio senza oneri e senza costi aggiuntivi, neppure quelli delle spese per le perizie e per le consulenze disposte dal giudice, interamente anticipate dalla nostra Compagnia.
Il prodotto: “DAS IN FAMIGLIA”; durata della controversia per due gradi di giudizio: 2 anni; valore in lite (danno morale): 50.000 Euro; spese peritali (compreso anticipo C.T.U.): quasi 6.000 Euro; spese legali sostenute da DAS e che il cliente avrebbe dovuto anticipare in assenza di polizza: 7.703,00 Euro (primo grado); 9.515,00 Euro (appello); ammontare del risarcimento ottenuto: quasi 50.000 Euro.
Questo articolo trae spunto da un caso reale, ma ogni riferimento è puramente casuale