Parametri ESG: per tutti, non per pochi
Adottare politiche sostenibili non è più solo un’opzione etica, ma una strategia essenziale per garantire solidità economica.
C'è una profonda correlazione tra la sostenibilità di un’impresa e la performance economica. Non è sufficiente, però, che un’azienda applichi politiche virtuose internamente; ciascun operatore economico che vuole veramente professarsi sostenibile dovrebbe assicurarsi che tutti i suoi stakeholder siano, a loro volta, sostenibili. Le istituzioni europee sono al lavoro per cercare di stabilire criteri oggettivi per poter stabilire quanto ciascun operatore sia ESG compliant.
Sostenibilità, adattabilità, risultato economico
La pandemia, che da più di due anni ha modificato il modo di vivere di ciascuno di noi, ha reso evidente un concetto che prima era solo teorizzato: in caso di emergenza grave e sistemica (in questo caso legata alla situazione sanitaria, ma il discorso non cambierebbe se parlassimo, per esempio, di catastrofi naturali o incidenti di grandi proporzioni), i soggetti economici che resistono meglio, si adattano alla situazione più velocemente e minimizzano l'urto, sono gli stessi che adottano delle politiche sostenibili.
Certo, i ricavi sono una voce primaria del buon funzionamento dell'impresa, ma non sono sufficienti a stabilire se questa sia, effettivamente, sana. Esistono altri fattori che devono essere tenuti da conto, monitorati adeguatamente, riassumibili nella dicitura “parametri ESG”.
Per chi ancora non fosse uso al termine: i parametri ESG (environmental, social, governance) costituiscono un insieme di indicatori che misurano quanto l'azienda metta in campo energie e risorse nell’interesse di temi legati all’ambiente, alla società e ai processi aziendali. Ciascuna azienda è responsabile, volente o nolente, dell'ecosistema in cui opera, e il rispetto dell'ambiente, dei valori fondanti l'attività e delle persone è una politica che, sul lungo periodo, ripaga degli sforzi profusi: tutto contribuisce ad aumentare la buona reputazione e l’immagine dell’azienda. Questo ha inevitabilmente ripercussioni anche sul risultato economico.
I parametri ESG però non sono cosa destinata a restare astratta. L’azienda che si dimostra sostenibile può avere accesso a bandi, progetti, appalti e risorse con più facilità rispetto a chi non può dimostrare il proprio impegno in ambito ESG. Le aziende sostenibili, ricordiamo, hanno e avranno un accesso preferenziale ai fondi del PNRR.
Parametri ESG e stakeholder
Essere sostenibile, per un’azienda, è fondamentale, ma non basta. L’impresa che monitora e cura costantemente i parametri ESG deve comunque fare i conti con l’esterno, e non potrebbe essere altrimenti. Non avrebbe senso, per esempio, per una impresa, ridurre il suo impatto ambientale, se i fornitori dell’azienda stessa non condividessero gli stessi ideali e non lavorassero, a loro volta, all’abbattimento degli inquinanti. Il ragionamento si può estendere a tutti gli stakeholder dell’azienda: tutti coloro che hanno interesse al buon funzionamento dell’impresa, dai fornitori ai clienti, dagli amministratori ai dipendenti, hanno il dovere di seguire gli standard e i valori dell’impresa stessa.
Da qui, la necessità di controllare non solo il proprio giardino, ma anche quello dei nostri vicini: chi abita a fianco a noi, se deturpa la via o trascura i lavori di manutenzione alla casa, contribuisce al peggioramento del benessere non solo suo, ma di tutto il vicinato. Allo stesso modo, l’azienda può essere estremamente efficiente sui parametri ESG, ma ogni sforzo sarà sostanzialmente inutile se le altre imprese e le persone che lavorano con essa non punteranno agli stessi obiettivi.
Confusione sui parametri ESG
Le aziende ESG compliant sono quelle che meglio resistono agli imprevisti del sistema e si adattano alle situazioni nuove. Sono quelle che possono e devono essere maggiormente supportate dalle istituzioni pubbliche e da quelle finanziarie, che devono, al contempo, agevolare ogni attività economica a perseguire obiettivi sostenibili e a migliorare il proprio rating ESG. Quello che a oggi manca, però, è un metodo oggettivo per stabilire, oltre ogni ragionevole dubbio, quanto un’azienda sia virtuosa. Si crea un cortocircuito significativo tra le aziende (che potrebbero alterare i dati che forniscono alle istituzioni per farsi riconoscere un merito che non hanno) e le istituzioni (che, dal canto loro, non hanno possibilità di effettuare controlli approfonditi e non hanno parametri oggettivi con cui valutare il rispetto dei parametri ESG). Al momento, quindi, l’intervento di un ente terzo che analizza la situazione interna all’azienda e, sulla base delle sue rilevazioni, ne certifica o meno la compliance ESG è l’unico metodo valido per vedersi riconosciuto lo status di azienda sostenibile.
Le istituzioni europee sono, attualmente, a lavoro proprio per cercare di promuovere, a livello internazionale, delle linee guida standard per poter permettere un facile riconoscimento, per le aziende virtuose, del rispetto dei parametri ESG da parte dei terzi con cui esse hanno a che fare. Sarebbe un validissimo incentivo, che spingerebbe molte aziende italiane e non a investire e migliorarsi. Teniamo le dita incrociate.