Torna al magazine 06/12/2021 Focus Legale

Nuove partite Iva: dati statistici 2021

Mentre le attività economiche già esistenti attendono gli ultimi incentivi anti-Covid sotto forma di contributi a fondo perduto e aspettano il saldo finale di conguaglio, nascono nuove attività, vengono aperte nuove partite IVA, e il mercato incassa questo ottimismo con saldi positivi della borsa merci e della finanza.
sfondo casi risolti

I numeri danno ragione alla ripresa: le nuove partite IVA sfidano la pandemia

Le iniezioni di liquidità monetaria autorizzate dall’UE con i piani di resilienza predisposti dai governi nazionali hanno prodotto un effetto di rilancio e di propulsione sulle attività economiche duramente compromesse e minate da settimane di lockdown e di restrizioni.

In base ai dati messi a disposizione dall’Osservatorio delle Partite IVA presso il MEF, la percentuale di crescita del 2021 supera anche la cifra registrata nel 2019, l’anno precedente la pandemia, in cui erano state avviate 136.323 nuove partite IVA (Fonte: MEF, 2021). In sintesi, ecco un quadro dei dati statistici:

  • anno 2021: 147.153 nuove partite IVA; + 54% di incremento rispetto al secondo semestre dell’anno scorso (Fonte: www.pmi.it);
  • si segnala un 47,5% delle nuove aperture avviato dai giovani fino a 35 anni;
  • si segnala un 31% delle nuove aperture avviato da persone nella fascia di età da 36 a 50 anni;
  • il 17,7% delle nuove aperture è registrato da soggetti nati all’estero (Fonte: informazionefiscale.it).

Qual è la distribuzione geografica delle nuove aperture di partite IVA?

La percentuale maggiore si registra al Nord, dove le maggiori infrastrutture esistenti, i servizi più capillari e il PIL pro capite più elevato favoriscono lo sviluppo di attività imprenditoriali. Ecco la mappa geografica:

 -  47,4% al Nord;

 -  31,6% al Sud e nelle isole;

 -  20,3% al Centro;

Su base regionale, la crescita economica si è concentrata in Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Qual è la distribuzione merceologica delle nuove aperture di partite IVA?

Domina il commercio, seguono le attività professionali e l’agricoltura:

 -  24,8% commercio;

 -  16,2% attività professionali;

 -  11% agricoltura;

Il MEF commenta questo trend constatando che: “(…) tali dati sembrano mostrare che le misure di sostegno alle partite IVA messe in campo nel corso del 2020 abbiano avuto l’effetto di limitare le cessazioni di attività” (Fonte: www.informazionefiscale.it).

In particolare, rispetto al secondo trimestre del 2020, gli incrementi maggiori si registrano nel campo delle attività di intrattenimento che sono state quelle oggetto di maggiori restrizioni dovute al distanziamento sociale (palestre, piscine, cinema, teatro, ecc.):

 -  attività di intrattenimento (+103%);

 -  commercio (+98,8%);

 -  attività immobiliari (+90,4%);

Per quanto riguarda la ripartizione di genere, essa mostra una prevalenza della quota maschile pari al 62,3%.

Il dato, pur significativo, è preoccupante perché denota come, ancora una volta, le donne e l’imprenditoria femminile siano state duramente ostacolate dalla congiuntura pandemica sia in termini di perdita dell’occupazione, sia in termini di difficoltà a ripartire con attività economiche autonome.

Quanto alla forma giuridica delle nuove partite IVA avviate, la fotografia dell’Osservatorio del MEF attesta che:

 -  65,6% sono ditte individuali, persone fisiche soggettive;

 -  21,1% sono persone giuridiche nella forma di società di capitali;

 -  3% sono società di persone;

 -  10% sono rappresentate da “non residenti” (essenzialmente costituiti da società di commercio che operano on-line) e da “altre forme giuridiche” del totale delle nuove aperture;

Per un bilancio più definitivo, bisognerà, in ogni caso, attendere ancora un po’. Infatti, non sempre la cessazione di un’attività imprenditoriale viene effettuata in tempo reale in quanto la cancellazione della partita IVA dal registro delle imprese presso la camera di commercio viene effettuata in un secondo momento. Inoltre, la possibilità di fruizione di aiuti economici, sussidi, crediti d’imposta e di altre misure introdotte dal governo a sostegno dell’economia, potrebbe indurre gli operatori economici a ritardare la chiusura di attività commerciali non più strategiche per il business.

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