Torna al magazine 01/09/2025 Focus Legale

Le prospettive del PNRR alle soglie della scadenza del 2026

Mese di settembre. Mese di ripresa per imprese ed economia. Mese di ripresa anche per l’azione di governo, in particolare quella incentrata sulle prossime scadenze del PNRR.
sfondo casi risolti

Prospettive del PNRR

Mese di settembre. Mese di ripresa per imprese ed economia. Mese di ripresa anche per l’azione di governo, in particolare quella incentrata sulle prossime scadenze del PNRR. In particolare:

·        il 68% delle scadenze a livello europeo non è stato ancora completato; gli stati più avanti con il piano sono Francia, Danimarca e Germania;

·        l’Italia (insieme ad altri tre stati) ha già presentato cinque richieste di modifica del proprio PNRR. Una sesta è attesa in autunno;

·        per evitare di perdere una parte dei fondi, la Commissione ha suggerito ai paesi in difficoltà di riconvertirli in altri settori, incluso quello della difesa militare.

Più si avvicina il giugno 2026, termine ultimo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), più si moltiplicano le perplessità per alcune misure rilevanti in evidente ritardo.

La data di completamento del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è stata fissata per la metà del 2026, ma più paesi europei, per il tramite dei loro rappresentanti al Parlamento, hanno già inoltrato una richiesta di proroga per poter fruire di tutti i finanziamenti concessi dall’UE.

Il Piano Nazionale italiano di Ripresa e Resilienza, gestito dal MIMIT (Ministero delle Infrastrutture e del Made in Italy), prevede un’ambiziosa agenda di riforme caratterizzata da quattro aree tematiche principali: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione, competitività.

Dello stato della giustizia e della riforma processuale abbiamo già scritto in uno dei nostri ultimi contributi: oggi, vogliamo concentrarci sulla competitività, sul mondo delle imprese e sulle implicazioni commerciali del PNRR anche alla luce delle più recenti, e preoccupanti, politiche americane in tema di dazi e di restrizioni alla libera concorrenza.

Le risorse europee stanziate per il PNRR italiano ammontano a 194,4 miliardi di euro. Per l’attuazione di alcuni progetti legati al “Made in Italy”, al MIMIT sono già stati assegnati fondi per oltre 37 miliardi di euro ripartiti tra i vari obiettivi. Tra essi, il più interessante è quello delle start-up innovative nei settori della transizione ecologica, delle energie rinnovabili, dell’economia circolare, della mobilità, dell’efficienza energetica, dello smaltimento dei rifiuti, dell’approvvigionamento di energia e affini.

A che punto siamo con le prossime scadenze del PNRR? Il governo italiano è nei tempi con le misure?

Ogni iniziativa del PNRR ha diverse scadenze, da completare per trimestre, di anno in anno, fino al 2026.

Le iniziative si definiscono “misure”. Le misure sono gli interventi previsti dal PNRR. Possono essere riforme normative o investimenti economici, da completare secondo un “cronoprogramma” trimestrale che si concluderà nel 2026.

Le istituzioni comunitarie monitorano l’attuazione del PNRR attraverso la verifica delle scadenze europee, mentre le scadenze italiane sono verificate di volta in volta dal Governo mediante passaggi di step intermedi (c.d. milestone).

A febbraio 2025, risultava fruito appena un terzo delle risorse assegnate al nostro paese. Anche altri stati europei hanno incontrato difficoltà nell’attuazione complessiva del piano. Per tale ragione, lo scorso giugno, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui si esorta la Commissione a valutare la possibilità di estendere, per ulteriori diciotto mesi, il Recovery and Resilience Facility (RRF), lo strumento economico che finanzia i piani nazionali di ripresa e resilienza.

È molto probabile, infatti, che la maggior parte della spesa per gli investimenti oggetto di finanziamento verrà effettivamente realizzata dalle imprese beneficiarie dopo la chiusura del PNRR per lo più negli anni successivi al 2026.

Come fare, dunque, per rispettare i milestone programmati a livello europeo e non perdere le opportunità di rilancio dell’economia nazionale italiana? Sono stati pensati alcuni correttivi:

·        affidamento, ad apposite agenzie governative, dell’incarico di sottoscrivere nei termini (soltanto) i contratti finanziari con le imprese beneficiarie finali, le quali potranno spendere in investimenti le somme stanziate anche negli anni successivi al 2026;

·        possibilità di rendicontare “a chiusura” (il PNRR viene considerato concluso) anche le realizzazioni soltanto parziali degli obiettivi concreti (nuovi servizi e nuove dotazioni infrastrutturali per la collettività) stabiliti per le varie misure (si tratterebbe così di permettere l’accoglimento di target raggiunti anche solo in modo parziale);

·        considerare, nel calcolo del termine, anche il periodo di tempo impiegato dalla Commissione europea per valutare l’effettivo raggiungimento dell’obiettivo (c.d. assesment) dopo la richiesta per l’attribuzione della rata di finanziamento da parte del singolo paese membro.

Settembre 2025: nonostante l’incertezza geopolitica, segni di ripresa per le imprese italiane.

Dopo un calo nel 2024, si registra un aumento del fatturato delle imprese italiane nel 2025. A settembre 2025, le imprese italiane mostrano segnali di ripresa, con previsioni di crescita del fatturato, trainati da esportazioni e consumi. Si registra un aumento delle nascite di nuove imprese e un saldo commerciale positivo per l’export.

Un’indagine di Unioncamere e Infocamere ha rilevato che nel secondo trimestre di quest’anno il saldo è positivo con un incremento di 32.800 nuove imprese tra iscrizioni e cessazioni. In Italia ci sono quasi sei milioni di imprese: ai primi posti si collocano le regioni di Lazio e Lombardia.

·        Il Nord-Ovest del paese, con un saldo positivo totale di 8.898 imprese, conferma la centralità sul panorama nazionale, trainato dalla Lombardia, che si attesta come prima regione per imprese registrate (948.382) con un saldo positivo di 6.180 unità nel primo trimestre 2025, pari a una crescita dello 0,66%;

·        Il Nord-Est registra un incremento di 5.641 imprese, portando il numero complessivo a 1.103.717 e un tasso di crescita dello 0,51%.

Il consolidamento dell’impresa di capitali come modello di riferimento per gli imprenditori.

Per quanto riguarda le forme giuridiche adottate per gestire l’attività d’impresa, la novità positiva è rappresentata dalle società di capitali che, nel secondo trimestre, registrano un saldo attivo di 19.985 unità, frutto di 28.462 nuove iscrizioni a fronte di sole 8.477 cessazioni. La crescita dell’1,03% rispetto al trimestre precedente conferma il progressivo consolidamento dell’impresa di capitali come modello di riferimento per i nuovi imprenditori.

Le ditte individuali mantengono il primato numerico, con un complessivo pari a 2.941.345 unità, e contribuiscono al bilancio positivo del trimestre con un saldo di 12.771 imprese in più rispetto alla fine di marzo e corrispondente a un tasso di crescita dello 0,43%.

In controtendenza le società di persone, che segnano un saldo negativo di 290 unità, determinato da un numero di cessazioni (4.150) superiore alle iscrizioni (3.860) con un tasso di variazione in decremento pari allo 0,04%.

Le altre forme giuridiche (sostanzialmente costituite da cooperative operanti nel Terzo Settore, ma meno rilevanti in termini quantitativi sul totale delle imprese), chiudono l’arco di tempo monitorato con un saldo positivo di 334 imprese e una crescita dello 0,19%.

La ripresa è guidata dall’edilizia, dalla ristorazione e dalle imprese di servizi

Interessante è anche l’analisi dei settori merceologici che si sono sviluppati maggiormente nell’ultimo periodo.

Il secondo trimestre dell’anno evidenzia punte particolarmente interessanti nei comparti a più alto valore aggiunto e nei servizi alla persona e all’impresa. Il settore edile registra il saldo positivo più elevato in termini assoluti, con 5.448 nuove imprese.

Seguono le attività dei settori ricettivi e della ristorazione, che crescono di 4.595 unità, e le attività professionali, scientifiche e tecnologiche, in aumento di 3.368 unità, con una variazione in positivo pari all’1,31%. Si segnala uno sviluppo accentuato, in termini percentuali, nelle attività finanziarie e assicurative (+1,62%, pari a 2.298 nuove imprese), nella fornitura di energia elettrica, gas e refrigerazione (+1,55%, con 225 nuove imprese) e nel settore dell’istruzione privata (+1,45%, con 528 unità aggiuntive).

Fonti: https://www.mimit.gov.it/it/pnrr/piano, ad indicem; https://www.openpolis.it/le-prospettive-del-pnrr-a-un-anno-dalla-scadenza, ad indicem; https://lavoce.info, ad indicem; https://www.firstonline.info, ad indicem

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