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Il caso

Prodotto utilizzato: DAS in Azienda

Tempi di definizione: 4 mesi

Spese sostenute dal cliente: 0 euro

Spese legali e peritali risparmiate grazie a D.A.S.: 8.439 euro

INFRAZIONI IMPIANTO DI RICICLAGGIO: CASO RISOLTO

impianto riciclaggio

Si rivolge a noi Lidia Valli, imprenditrice assicurata con la nostra Compagnia con la polizza “DAS in Azienda” e titolare di un impianto di riciclaggio, dopo aver ricevuto una segnalazione di infrazioni da parte dell’Ispettorato provinciale.

Lidia Valli ha già contattato un avvocato di libera scelta a causa della gravità del provvedimento che la Provincia ha emesso nei confronti della sua azienda e, in questi casi di urgenza, verificata la regolarità del sinistro, DAS non ha avuto preclusioni a ratificare l’incarico al legale designato dalla cliente.

La materia ha carattere amministrativo, si profila la necessità di un ricorso al TAR, e al nostro ufficio “Claims & Legal Assistance” il caso appare subito alquanto complesso anche per il rischio di un’incriminazione penale.

Si tratta di un tema legato all’ambiente con aspetti che riguardano anche l’inquinamento e le immissioni nocive (per un tema analogo, in cui si approfondisce il reato di abbandono di rifiuti, si veda il nostro precedente contributo in tema di inquinamento ambientale).

In sintesi, l’accaduto. Lidia Valli, amministratrice della “3 Erre Metal”, ci spiega che “3 Erre” è un acronimo di: riciclaggio, riutilizzo, recupero di materiali ferrosi e trattamento RAEE. Apprendiamo che il “trattamento RAEE” è una normativa introdotta dal legislatore europeo per disciplinare il corretto smaltimento ecologico di certe categorie di rifiuti: Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche.

In pratica, quando ci si deve disfare di elettrodomestici, televisori, materiale elettrico, batterie di automezzi e quant’altro, il decreto legislativo 14 marzo 2014 e successive integrazioni ha previsto l’organizzazione di una vera e propria filiera che, partendo dai centri di coordinamento e di raccolta RAEE, conduca alla separazione delle parti componenti, alla demolizione delle apparecchiature e al riciclo (laddove possibile) mediante imprese appositamente autorizzate ed accreditate.

Queste ditte devono attenersi a certi standard e seguire determinate procedure dalla fase di trasporto a quella di stoccaggio presso gli insediamenti autorizzati, fino alla demolizione dei rifiuti con recupero delle parti componenti e la loro trasformazione. La sanzione amministrativa consiste nella revoca delle autorizzazioni con impossibilità a proseguire l’esercizio dell’attività; ferme le responsabilità, sia civili che penali, per il danno ambientale e l’obbligo di ripristino dello stato dei luoghi.

Per fare un esempio, Lidia Valli ci spiega che un cavo elettrico è composto da fili di rame avvolti in un tubo di plastica che devono essere “sfilettati” e separati dal restante involucro prima di poter essere destinati ad un nuovo utilizzo; le batterie delle auto devono essere inscatolate in container che impediscano la fuoriuscita di liquidi corrosivi, ecc. In base alla normativa ROHS (“Restriction of Hazardous Substances Directive”), gli apparecchi elettrodomestici costruiti dopo il 2006 devono rispettare specifiche restrizioni sull’uso di sostanze quali piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, ecc., mentre per quelli costruiti prima – spiega sempre Lidia Valli – è necessario un processo di “rottamazione” separato.

Non molto tempo fa, l’Ispettorato Provinciale ha eseguito un sopralluogo presso la sede dell’azienda di Lidia Valli e ha rilevato delle infrazioni circa la correttezza delle modalità di conservazione dei materiali depositati. Secondo il rapporto, l’area destinata all’accumulo dei prodotti dismessi era priva degli accorgimenti necessari ad evitare il rilascio, in tutto o in parte, di sostanze inquinanti nell’aria, nel suolo, esponendo l’uomo e l’ambiente ad esalazioni potenzialmente tossiche.

L’intervento di DAS è stato innanzitutto quello di affiancare l’avvocato scelto dalla signora Valli con un perito allo scopo di effettuare un’indagine ambientale e di accertare l’effettiva presenza di sostanze inquinanti nella falda adiacente l’area di deposito. Parallelamente, avendo la materia carattere amministrativo (e non ancora penale perché nessuna denuncia era stata formulata), l’avvocato ha inoltrato un ricorso avanti al TAR per chiedere, in via cautelare, la sospensione dell’ordinanza di divieto di prosecuzione dell’attività. La difesa dell’avvocato è, poi, proseguita anche per quanto riguarda la contestazione dell’altro provvedimento amministrativo emesso dall’autorità ossia quello di cancellazione dell’impresa dal registro provinciale delle ditte autorizzate allo smaltimento RAEE.

Nel frattempo, accertato con perizia che non vie era stato nessun rilascio nell’ambiente di composti tossici, l’ufficio “Claims & Legal Assistance” di DAS ha supportato l’avvocato con una consulenza legale di approfondimento del Regolamento UE n. 333/2011 e successive modifiche recante “i criteri per cui alcuni tipi di rottami metallici cessano (a determinate condizioni, n.d.r.) di essere considerati rifiuti”.

Di conseguenza, il legale ha potuto scongiurare l’applicazione, nel caso di specie, della normativa penale in tema di rifiuti e ha chiesto alla Provincia, in camera di consiglio, un accordo per una soluzione bonaria della vicenda. L’iter al TAR è stato, quindi, sospeso e la “3 Erre Metal” si è accordata con l’amministrazione pubblica locale per effettuare una ristrutturazione degli impianti, rinnovandoli, così da superare le censure di inefficienza mosse dall’Ispettorato.

Il prodotto: “DAS in Azienda”; valore in lite: indeterminabile; costi legali sostenuti da DAS: 8.439,00 Euro + spese peritali; durata della controversia: 4 mesi.

 

di Walter Brighenti – DAS

Questo articolo trae spunto da un caso reale, ma ogni riferimento è puramente casuale

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