Molto spesso i nostri clienti attivano il servizio di consulenza legale per chiederci chiarimenti in merito alla tutela della privacy collegata all’uso dei servizi di sorveglianza e alle possibili implicazioni normative del GDPR; per questo, in passato abbiamo scritto degli articoli sull’uso delle telecamere fuori alla propria abitazione e sui sistemi di videosorveglianza condominiale: oggi vi proponiamo un breve vademecum informativo su privacy e videosorveglianza con alcuni dati e la normativa in vigore.
“Le nostre città sono sempre più piene di telecamere, ma raramente si sente parlare delle possibili implicazioni. La comodità di alcune tecnologie può spingerci ad adottarle senza riflettere sulle conseguenze” (Fonte: Fondazione Openpolis).
Quante sono le telecamere in Italia?
Sempre più spesso, privati cittadini, ma anche attività imprenditoriali e pubbliche amministrazioni, ricorrono alla videosorveglianza per salvaguardare il patrimonio, creare un deterrente alla criminalità, monitorare flussi e viaggiatori anche a scopo statistico. Questi dispositivi, collegati via internet alle centrali di polizia e a quelle dei vigili municipali, permettono di intervenire in tempo reale e di precostituire una traccia, una prova, dell’eventuale comportamento illecito. Alcuni sindaci incoraggiano il ricorso a questi strumenti tecnologici, anche con incentivi economici alla loro installazione, per raggiungere un livello di sicurezza maggiore sul territorio comunale.
Senza necessità di aumentare l’organico delle forze dell’ordine, che può essere destinato ad altre attività, migliaia di occhi elettronici controllano strade, vetrine, banche, ingressi di abitazioni e anche l’interno delle case.
“Si parla di mirror world, una duplicazione del nostro mondo in formato digitale, un mondo con cui potremmo interagire attraverso dei sensori, ma che richiede migliaia di telecamere che mappino costantemente la realtà fisica” (Fonte: Fondazione Openpolis).
Quali sono le implicazioni in termini di privacy? Come trattare i dati (i filmati) acquisiti?
È difficile fare una stima generale del fenomeno poiché, come vedremo a breve, non essendo necessarie autorizzazioni per installare sistemi di videosorveglianza, non sono disponibili statistiche precise. Secondo alcune fonti (“La Stampa”, “Corriere della Sera”, “Anci 2018”, “Rapporto nazionale dell’attività della polizia locale 2018”), in Italia:
- ci sarebbero 2 milioni di telecamere, 1 ogni 35 abitanti;
- mediamente 100 telecamere scrutano 1 persona quando esce di casa;
- a Milano, ci sono 12 telecamere ogni chilometro quadrato, a Roma se ne contano 3;
- sul podio delle città con il maggior numero di telecamere ci sono Roma con 222 apparecchi, Milano con 2.161 e Trento con 520.
Quanto si spende per la videosorveglianza in Italia?
- Nel 2006 la domanda mondiale di telecamere era di 10 milioni di unità; nel 2018 è giunta a 130 milioni di unità (Fonte: “Corriere della Sera”).
- Nel periodo 2009/2011 il fatturato in Italia era intorno ai 600 milioni di Euro con un aumento delle vendite del 21,13%. Tra il 2016/2017 il fatturato del comparto è cresciuto del 15% (Fonte: “Corriere della Sera”).
Quali sono le regole da rispettare e le limitazioni per l’installazione di dispositivi di videosorveglianza?
Occorre tenere presente alcuni aspetti in base ai quali l’esigenza di controllo e di protezione di beni, persone e patrimoni va conciliata con il rispetto della dignità e della sfera personale altrui. In particolare, occorre valutare queste implicazioni:
- interferenze illecite nella vita privata;
- controllo a distanza dei lavoratori;
- protezione dei dati personali;
- minimizzazione dei dati: i dati trattati (filmati) devono comunque essere pertinenti e non eccedenti rispetto alle finalità perseguite;
- modalità di videoripresa: nel caso di videosorveglianza privata, al fine di evitare di incorrere nel reato di interferenze illecite nella sfera privata, l’angolo visuale delle riprese deve essere comunque limitato ai soli spazi di propria esclusiva pertinenza, escludendo ogni forma di ripresa in aree e zone comuni (Fonte: Garante per la Protezione dei Dati Personali; Comitato Europeo per la Protezione dei Dati).
Occorre avere un’autorizzazione da parte del Garante per installare le telecamere?
- È il titolare del trattamento (il privato, l’azienda, il professionista, il condominio, ecc.), che valuta l’idoneità e la proporzionalità del trattamento in base al “principio di responsabilizzazione”.
- I passanti, gli ospiti, i vicini di casa, gli interessati devono essere informati con un cartello illustrativo che segnala che stanno per accedere ad una zona videosorvegliata. L’informativa va collocata, ben visibile, prima di entrare nel raggio di estensione della zona sorvegliata.
- Non è necessario indicare la precisa ubicazione della telecamera, ma l’interessato deve poter capire quale zona sia sorvegliata in modo tale che il comportamento personale possa essere adeguato.
- “Principio della limitazione della conservazione”: non esiste un termine perentorio di legge, ma le riprese andrebbero cancellate dopo pochi giorni, preferibilmente tramite meccanismi automatici.
Si possono installare “smart cam” nella propria abitazione?
- Sì, è lecito, nel rispetto delle norme costituzionali e di quelle di pubblica sicurezza. I visitatori, gli ospiti, gli astanti, i collaboratori domestici presenti nell’abitazione devono essere comunque informati della presenza di “smart cam” e sarà necessario evitare il monitoraggio in ambienti che ledano la dignità della persona.