Come cambierà nei prossimi mesi la gestione giudiziale, e non, dei crediti in sofferenza?
Il trend di crescita, già delineato a fine settembre nel corso del NPL Meeting a Cernobbio, ha registrato, nell’ultimo trimestre del 2020 ed in particolare nel mese di dicembre, un nuovo sprint che ha portato a chiudere l’anno a quota 38 miliardi di euro di NPL (Non Performing Loan, cioè i crediti deteriorati, di difficile riscossione) ceduti nel 2020.
Nel corso del 2021, secondo la tredicesima edizione del report Market Watch NPL di Banca Ifis, sul mercato potrebbero essere venduti dal sistema bancario altri 40 miliardi di crediti non performing.
Recovery fund: crisi di liquidità e gestione degli NPL
Il Recovery Fund è stato pensato per rispondere ad una delle conseguenze più immediate e rischiose generate dalla crisi pandemica, ovvero la carenza di liquidità che ha investito il sistema economico interno, come pure quello di altri Stati membri dell’Unione Europea.
Un’iniezione di liquidità si presenta dunque come la migliore soluzione per favorire l’erogazione di finanziamenti e, di conseguenza, la produttività delle imprese.
Il Fondo per la ripresa non è certo privo di condizionalità ma, a fronte dell’urgenza di far ripartire il sistema, è ipotizzabile comunque il rischio di assistere ad un nuovo incremento della massa dei crediti deteriorati sul mercato.
Occorre, in particolare, considerare l’eventualità in cui nuovi flussi di finanziamento siano destinati a quei soggetti (si pensi in particolare all’imprenditoria) che presentano già un elevato rischio di insolvenza, e le cui difficoltà finanziarie non sono dunque temporanee.
Nel caso di specie si incorrerebbe nel rischio che gli ulteriori finanziamenti erogati confluiscano nella già cospicua mole di crediti a sofferenza presenti sul mercato.
La normativa UE in materia di insolvenza, recupero dei crediti e ristrutturazione
Le iniziative volte ad adeguare alle necessità del periodo storico la normativa in materia di insolvenza, recupero dei crediti e ristrutturazione comprendono essenzialmente tre proposte, ovvero:
- l’armonizzazione in materia di escussione extragiudiziale accelerata delle garanzie, mediante la costituzione di AMCs (Asset management companies – c.d. “bad banks”);
- l’esercizio di benchmarking dei regimi di esecuzione forzata dei crediti in termini di tassi di recupero e tempi di realizzo, finalizzato a consentire una migliore valutazione dell’efficienza del quadro giuridico degli Stati Membri con riguardo alla posizione dei debitori inadempienti o insolventi in relazione ai prestiti bancari;
- il recepimento della Direttiva (UE) 2019/1023 sui quadri di ristrutturazione preventiva, volta a promuovere l’introduzione di misure anticipate di efficientamento e monitoring, idonee a prevenire situazioni di default e mitigare il rischio che le esposizioni divengano non performing in concomitanza con contrazioni congiunturali di mercato.
Il 16 dicembre scorso la Commissione Europea ha pubblicato un’attesa comunicazione nella quale illustrava la sua strategia per contrastare l’accumulo di crediti deteriorati a seguito della pandemia di Covid-19, nota anche come il 2020 NPL Action Plan.
Una proposta di direttiva relativa ai gestori di crediti, agli acquirenti di crediti e al recupero delle garanzie reali, volta a favorire lo sviluppo dei mercati secondari degli NPL e a migliorare l’esecuzione forzata per i crediti assistiti da garanzie reali.
Si prevede quindi una linea comune, racchiusa in quello che diverrebbe un network di bad bank di riferimento nazionale, con criteri unitari di classificazione e di stima dei crediti deteriorati. In questo modo, le Banche Italiane in crisi potrebbero trarre vantaggio dalla vendita.
Cartolarizzazioni: in aumento il ricorso alla GACS
Le operazioni di finanza strutturata garantite da obbligazioni emesse dallo Stato, comunemente definite GACS, prevedono l’intervento dello Stato Italiano a garanzia del rimborso delle note senior in operazioni di cartolarizzazione di crediti classificati a sofferenza.
Per far fronte ad un potenziale aumento delle esposizioni deteriorate, causate dagli effetti della pandemia da Covid-19, ci si attende un’estensione dello strumento per ulteriori 12 mesi, fino al 2022.
Per sua natura, la GACS si presta meglio a sostenere le cessioni di pacchetti di dimensioni importanti, senza contare che è usufruibile unicamente per i crediti già a sofferenza, escludendo invece gli UTP.
Per questa ragione, alle cartolarizzazioni garantite, che pur giocheranno un ruolo di primo piano, dovranno essere affiancate altre strategie che prevedano il coinvolgimento di servicer privati disposti a investire sul recupero sostenibile, anche del credito incagliato, in un’ottica di
PNRR: il nuovo modello di procedimento esecutivo
I tempi e la complessità del processo di recupero del credito giudiziale rappresentano uno dei principali fattori ostativi alla diminuzione dello stock dei crediti deteriorati, nonché una delle basilari cause di svalutazione.
L’eccessiva lentezza dei tempi di recupero determina un accumulo strutturale di NPL e, in periodi di recessione, può portarne lo stock ad assumere dimensioni tali da mettere a rischio la stabilità del sistema.
In particolare, le lungaggini del processo civile (più di 7 anni necessari per chiudere un fallimento, oltre cinque anni per le esecuzioni immobiliari) nonché la diffusa presenza di garanzie reali per i crediti Secured (che richiede un’attività di espropriazione e vendita degli immobili spesso rallentata dalla debolezza del mercato immobiliare) rendono il processo di recupero giudiziale oltremodo elefantiaco e oneroso.
È noto, infatti, che l’attività di gestione degli NPL diviene particolarmente complessa quando essi siano assistiti da garanzia reale, poiché la loro riscossione è ostacolata dalla lunga durata degli incanti e dalla inadeguatezza delle procedure di vendita.
La lentezza delle procedure di recupero, infatti, determina importanti costi per le Banche e rappresenta una delle ragioni di rallentamento nello smaltimento dei crediti a sofferenza.
La cronica lentezza della giustizia civile si traduce, meccanicamente, in un incremento dello stock di NPL e ne deprime il valore. Agire sui ritardi della giustizia, come già introdotto in un articolo precedente, avrebbe un ottimo impatto sulla velocità delle ristrutturazioni aziendali e sul recupero dei crediti e, garantirebbe, inoltre, il buon funzionamento del Mercato Secondario.
Le stime indicano che, a parità di altre condizioni, una riduzione da 5 a 2 anni dei tempi di recupero diminuirebbe di circa la metà l’incidenza delle sofferenze sui bilanci bancari.
Tra le riforme orizzontali individuate nel Piano per la ripresa e la resilienza (PNRR), quella del Settore Giustizia ha come obiettivo fondamentale la riduzione dei tempi del giudizio, così da riportare il processo italiano a un modello di efficienza e competitività. In particolare, le linee di intervento del Piano sono state pensate per rendere più celeri e spediti i procedimenti esecutivi, mediante l’alleggerimento delle forme, la semplificazione dei modelli processuali, l’accelerazione dei tempi e l’eliminazione di termini superflui, rafforzando, dunque, la tutela del creditore o dell’avente diritto munito di un titolo esecutivo.
Di Avv.ti Daniele Franzini e Michela Chinaglia; Studio Previti Associazione Professionale