Condizioni climatiche e rischi idrogeologici in Italia: l’Istituto Nazionale Superiore di Statistica ci fornisce la fotografia di un paese, l’Italia, ammalato dove l’incuria, l’abusivismo edilizio, i condoni immobiliari, l’assenza di politiche razionali sullo smaltimento dei rifiuti e lo sfruttamento sregolato del territorio hanno già provocato danni irreversibili all’ecosistema del Bel Paese, lasciando una pesante eredità alle generazioni future.
DAS inaugura una campagna informativa sui temi legati all’ambiente, all’economia circolare, alla tutela del territorio e lo fa anche con iniziative ecosolidali che la vedono impegnata in prima fila; segui sui canali social tutte le iniziative di DAS: non solo DIFESA LEGALE, ma anche DIFESA DELL’AMBIENTE!
Un breve sguardo d’insieme ai numeri del dissesto territoriale italiano ed ambientale:
- in 20 anni, finanziati in Italia oltre 6.000 interventi straordinari e di emergenza per quasi 7 miliardi di Euro (fonte: edilportale.com, 30.11.2020);
- richiesti oltre 26 miliardi di Euro per la messa in sicurezza del territorio (fonte: ibidem, ut supra);
- le categorie di interventi emergenziali maggiormente sovvenzionate sono:
- alluvioni: 48%;
- frane: 35% di cui 620.000 frane censite per un costo complessivo stimato di oltre 65 miliardi di Euro;
Secondo i dati a disposizione di RENDIS (“Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo”), quattro regioni italiane risultano essere le più colpite o comunque quelle che hanno speso di più per la messa in pristino del territorio successivamente ad eventi climatici straordinari:
- Sicilia: è la regione con il maggior importo finanziato, 789 milioni di Euro per 542 interventi;
- Toscana: 602 milioni di Euro per 602 interventi;
- Lombardia: 598 milioni di Euro per 544 interventi;
- Calabria: 453 milioni di Euro per 528 interventi;
“Il Paese non si può svegliare dopo le tragedie, bisogna puntare sulla prevenzione” (fonte: Consiglio Nazionale dei Geologi, 10.02.2021).
“Investimenti che consentano una pianificazione di ampio respiro” (fonte: ibidem, ut supra).
Dobbiamo allora interrogarci sulle cause di questi eventi straordinari così distruttivi, sulla prevenzione in base ad una programmazione di lungo periodo e sulla possibilità di fruire delle risorse comunitarie europee messe a disposizione dal Next Generation EU. Le parole d’ordine sono due: tempestività e investimento.
Il “Piano nazionale italiano di ripresa e resilienza”, in attuazione del citato Next Generation EU, destina 15 miliardi di Euro alla tutela del territorio e delle risorse idriche; 3,6 miliardi di Euro sono riservati agli interventi sul dissesto idrogeologico.
Quanto alle cause, la comunità scientifica internazionale è ormai concorde sul fatto che l’aumento della temperatura del pianeta influisce sui cambiamenti climatici e osservazioni condotte sulla terraferma e sugli oceani confermano che molti ecosistemi naturali si sono già trasformati e “adattati” al nuovo corso, ma gli effetti sono irreversibili e potrebbero avere costi sociali ed economici altissimi.
Le variazioni della temperatura sposteranno a latitudini più elevate le condizioni climatiche e ambientali tipiche dell’area mediterranea.
Un esempio. L’Italia è un paese dal clima prevalentemente continentale moderato. Ciò significa, inverni non troppo rigidi ed estati non troppo afose. Tuttavia, il clima mediterraneo africano, tipico delle regioni più a sud, si sta progressivamente spostando verso settentrione e anche l’habitat sta cambiando in conseguenza di ciò. In punto di rottura è dovuto al fatto che la vegetazione e la fauna hanno bisogno di un tempo molto più lungo per trasformarsi ed evolvere in relazione al nuovo contesto climatico e gli effetti potrebbero essere imprevedibili: estinzione di specie, desertificazione, impoverimento del suolo, aridità, siccità, ecc.
Il primo settore economico a farne le spese sarebbe l’agricoltura, ma non dobbiamo neppure trascurare il settore del turismo. Insomma, i danni potrebbero essere molto più economici di quanto non si pensi. Non è, pertanto, solo una questione sociale ed ambientale, ma di ordine politico internazionale.
Che cosa è successo nel pianeta?
Il livello del mare è aumentato, durante il secolo scorso, a livello globale, di circa 1,7 millimetri all’anno, ma con un innalzamento fino a 3 millimetri all’anno nell’ultimo decennio.
Che cosa è successo in Italia nel 2020?
- Eventi meteorologici estremi in aumento.
- Più caldo e precipitazioni sopra la media soprattutto in estate.
- 239 fenomeni meteorologici intensi e 20 vittime.
- Fenomeno delle trombe d’aria in forte crescita: 80 casi.
- 101 casi di allagamenti da piogge torrenziali.
- 19 casi di esondazioni fluviali.
- 12 casi di danni da siccità prolungata.
- 10 casi di frane causate da piogge intense (fonte: rinnovabili.it).
Che cosa accadrà in Italia?
- Le temperature medie annuali, in Italia, sono cresciute negli ultimi due secoli di 1,7 gradi Celsius, ma il contributo maggiore a questo incremento si è verificato nell’ultimo cinquantennio con l’industrializzazione di massa.
- Le risorse idriche tenderanno a diminuire nei prossimi decenni e la situazione risulterà più critica nel Mezzogiorno italiano dove già sussistono problematiche di scarsità di fonti d’acqua e di approvvigionamento.
- Innalzamento del livello del mare; acuirsi di fenomeni estremi come mareggiate e inondazioni della pianura costiera; erosioni delle coste basse e sabbiose; infiltrazioni d’acqua salata nelle falde costiere di acqua dolce (fonte: agriregionieuropa.univpm.it).
Tutti validi motivi per non perdere tempo. Il contributo iniziale parte da ognuno di noi.
di Walter Brighenti – DAS