Se sei un imprenditore e lavori nel campo agroalimentare, conoscerai sicuramente le difficoltà di questo settore, ma anche le opportunità che possono nascere da una corretta tutela della tua impresa agricola.
Infatti, le start up giovanili stanno conoscendo, negli ultimi tempi, un enorme successo imprenditoriale, specie per quanto riguarda le aziende agricole, biotecnologiche ed intensive.
In particolare, nel settore agroalimentare, le “green biotechnologies” permettono una migliore tutela della propria impresa agricola mettendo a disposizione strumenti innovativi che permettono di:
- rendere più resistenti le varietà vegetali,
- aumentare la produzione senza estendere le superfici coltivate,
- ridurre i consumi di acqua e gli effetti distruttivi delle aggressioni dei parassiti,
Si impone, però, un problema di classificazione giuridica. La tematica non è solo concettuale, ma produce effetti ben diversi a seconda della soluzione adottata.
È un commerciante chi trasforma e vende prodotti agricoli coltivati da altri? E il contadino che, dopo aver coltivato le vigne, si mette a produrre anche formaggio? È un commerciante o un agricoltore?
L’agricoltura intensiva, attraverso metodologie sempre più sofisticate, controlla ed accede ai cicli biologici accrescendo la produttività naturale e prescindendo sempre di più dal rapporto diretto con la terra. Di conseguenza, l’azienda agricola può presentare delle complessità, anche di investimento di capitali, che non sono diverse da quelle che stanno alla base delle imprese commerciali. Com’è noto, una delle discussioni tipiche del diritto commerciale è proprio quella della distinzione tra la disciplina giuridica dell’imprenditore agricolo e quella dell’imprenditore commerciale. La differenza di regime è sostanziale poiché solo l’imprenditore commerciale è sottoposto al fallimento in caso di insolvenza. Le attività agricole sono di due tipi: quelle essenziali e quelle connesse. In particolare, ci si è domandati se si abbia impresa agricola anche quando la coltivazione è svolta fuori dal fondo con metodi che non dipendono del tutto dallo sfruttamento del terreno. Quando un’attività commerciale può qualificarsi come agricola per connessione? La nuova nozione dell’art. 2135 del Codice Civile ha una portata più ampia della precedente: rimane la distinzione tra attività essenziali e attività connesse, ma la portata di queste ultime è più vasta poiché, adesso, si intendono in ogni caso agricole le attività di trasformazione e di commercializzazione di beni ottenuti da un’attività agricola tradizionale. Nella nuova nozione dell’articolo 2135, per essere definite come agricole, è sufficiente che le attività connesse non prevalgano, sul profilo del rilievo economico, sull’attività agricola essenziale.
La normativa generale sull’imprenditoria giovanile è contenuta nel decreto legge 179/2012, che ha introdotto un quadro organico di disposizioni sulla fondazione e lo sviluppo di nuove imprese da parte di giovani investitori. Sono previste una serie di agevolazioni fiscali come l’esenzione dal versamento dell’imposta di bollo, i crediti di imposta in caso di nuove assunzioni di personale, le detrazioni Irpef e le deduzioni Ires; tutto ciò in favore dei giovani investitori che se la sentano di mettersi in gioco. L’obiettivo della normativa è quello di favorire lo sviluppo di un ecosistema imprenditoriale orientato all’innovazione, capace di creare nuova occupazione e di attrarre capitale umano e finanziario non solo da ogni parte dell’Italia, ma dall’Europa e dal mondo. Studi effettuati da agenzie indipendenti (fonte: Ocse, 2018) hanno dimostrato come le politiche di agevolazione e di finanziamento abbiano influito in modo determinante sulla crescita e sulla capacità di innovazione delle imprese beneficiarie.
Normalmente, con il termine “imprenditoria giovanile” si intendono le imprese a gestione prevalentemente innovativa, composte da soci di età compresa tra i 18 e i 35 anni. La normativa prevede delle agevolazioni statali e dei contributi regionali che si sostanziano in un microcredito d’impresa (contributo in conto capitale, finanziamento bancario e leasing, ecc.).
L’obiettivo di questa regolamentazione è quello di incentivare la ricerca e lo sviluppo nelle nuove imprese, facendo emergere i modelli di maggior successo, specie quelli socialmente sostenibili, al fine di renderli applicabili in tutto il territorio nazionale, in particolare nel Mezzogiorno.
La composizione settoriale delle imprese giovanili (fonte: Infocamere-Unioncamere, Movimprese) prevede che il 9% delle stesse riguardino specificamente il settore agricolo (a fronte di un 6% del settore manifatturiero), mentre in ambito generale le imprese agricole (giovanili e tradizionali) corrispondono al 12% del complessivo, a fronte di una percentuale del 25% del settore del commercio.
Tra registrazioni, iscrizioni e cancellazioni, il trend di maggiore crescita si è avuto nel triennio 2011-2013 anche se, in quel periodo, era molto elevato il numero delle chiusure delle attività, mentre, negli ultimi tempi, si è verificato un calo delle nuove esperienze a fronte, però, di un minor numero di cessazioni.
Il ventaglio delle imprese “biotech”, che operano nell’area dell’agricoltura e della zootecnia, copre il 9% del totale e genera l’8% del fatturato totale.
La relazione annuale del Mise, il Ministero dello Sviluppo Economico, ha messo in evidenza alcuni dati che riguardano l’imprenditoria giovanile. Le start up e PMI innovative italiane, che beneficiano di politiche ad esse dedicate, sono quasi 8.000, quasi il doppio rispetto al 2015. Il tasso di sopravvivenza delle start up innovative è molto elevato: al 2017, soltanto il 6% delle imprese giovanili costituite nel 2014, e il 10% di quelle iscritte prima del 2013, ha cessato l’attività. La forza lavoro complessiva impiegata da start up e PMI innovative è pari a 46.107 persone, tra soci e dipendenti. Per mezzo dell’intervento del Fondo di Garanzia, è stato erogato un credito bancario per complessivi 477 milioni di euro a favore delle start up innovative e per quasi 26 milioni a favore delle PMI (fonte: relazione annuale 2017, direzione generale Mise).
Insomma, quando alla terra si coniuga l’innovazione, un’azienda agricola tradizionale può diventare commercialmente molto accattivante.
DAS in Azienda è la polizza ideale per le aziende agricole e gli agriturismi e va a coprire dal titolare, ai dipendenti, fino ai braccianti stagionali.