Dorothea fissava lo schedario delle pratiche di recupero crediti con uno sguardo perso nel vuoto: esiti lunghissimi e tempi più che mai incerti quelli di un’attività che non faceva per lei, ma che l’assorbiva totalmente.

Scapigliata, con gli occhiali storti sul piccolo naso camuso, pareva assorta tra mille pensieri: solleciti e diffide di pagamento, monitoraggio di scadenze ormai perse, che si contendevano la data con le provviste del suo frigo, anch’esse dimenticate in un fondale, anch’esse prive di controllo come la sua vita privata.

Dorothea si era resa conto che il suo lavoro le stava sfuggendo di mano e che l’inseguimento febbrile di clienti e compratori la stava distogliendo dall’oggetto principale della sua attività commerciale: con la testa appesantita, i pensieri appiattiti sulle insolvenze di bilancio, le annose pastoie burocratiche, non riusciva più a concentrarsi sul suo business e l’attività imprenditoriale finiva per risentirne.

Alla cena dell’Unione Commerciale, Dorothea aveva conosciuto Athos, un ragazzo sereno e spigliato, anche lui piccolo imprenditore dedito all’attività di recupero creditiaffidare a terzi il recupero dei crediti in cui entrambi erano impegnati.

«In Italia, il recupero dei crediti è una corsa ad ostacoli, cara mia», le aveva detto, scrutandola in tralice, con un’espressione, che andava oltre il problema degli insoluti delle fatture.

Il giovane le aveva spiegato che, ad un certo punto, quando l’attività commerciale è piuttosto sviluppata, è importante affidare a terzi il recupero dei propri crediti e che, in tempi di crisi, di brexit, di spread e di bail in, non c’è nulla di più sbagliato del “fai da te”. «Io mi sono rivolto alla DAS, fanno tutto loro, se ne occupano loro».

«La DAS?». La parola risuonò nella stanza, riducendo lo spazio intorno a loro.

La ragazza era alquanto scettica e aveva pungolato il collega con mille quesiti e perplessità. Athos le aveva risposto descrivendole lo scenario italiano: un’infinità di cause civili, faldoni di fascicoli che sommergono le cancellerie dei tribunali e un male inevitabile: il tempo. Più passa il tempo, e più difficile diventa recuperare un importo, raggiungere un debitore, ottenere un pagamento: “Tutto ciò scorre via – le aveva detto il giovane, offrendole un bicchiere di gin fizz – come un fiume in piena, come le foglie al vento e non si raggiunge più”.

«Come faccio ad essere così tranquillo?», le aveva domandato con un’interrogativa più rivolta a se stesso, che non alla giovane. «Perché mi sono affidato alla DAS», si era risposto, soddisfatto e impettito.

Dorothea aveva compreso che, spesso, il debitore vuole ottemperare al proprio obbligo, ma non riesce a farlo perché non è agevolato in questo compito. Gli esperti DAS propongono, infatti, un piano di recupero concordato tra creditore e debitore, salvaguardando la relazione commerciale tra essi, e accompagnano il soggetto in difficoltà per tutta la durata della trattativa. I piani di recupero sono modulati e calibrati sull’effettiva capacità di ristoro dell’obbligato.

«Vuoi dire, che non ci devo più pensare?», chiese Dorothea con occhi che lasciavano intravedere non solo la soluzione del problema, ma anche qualcosa di più, qualcosa che aveva a che fare con Athos. Le sue guance arrossirono.

«Sì», sentenziò il giovane, facendo un passo in avanti e abbreviando un po’ la distanza che li separava. «E quando ormai non c’è più nulla da fare, allora DAS ti proporrà la possibilità di proseguire in giudizio, ma non con un avvocato qualunque, bensì con un professionista specializzato selezionato e aderente al network dei legali certificati dalla DAS».

Athos aveva precisato che, tuttavia, prima di agire in giudizio, DAS avrebbe condotto specifiche indagini commerciali per accertare la solvibilità del debitore, per individuare l’esistenza di patrimoni da impegnare in garanzia, per effettuare visure camerali e catastali.

«In passato, ho pagato più in marche da bollo, tasse di registro, decreti ingiuntivi, atti di notifica, pignoramenti senza esito…», aveva sbuffato Dorothea.

«Più di quello che era l’importo del tuo credito, vero? Un paradosso!», l’aveva interrotta il giovane. «È capitato anche a me, prima di rivolgermi alla DAS. “Causa giacente, causa rendente”, mi aveva detto un vecchio avvocato che mi ero scelto… Ma con il servizio di recupero crediti di DAS questo non può accaderti perché gli esperti compiono una valutazione preventiva sull’esigibilità del credito e sui costi di amministrazione della giustizia. Inoltre, se hai la polizza, non paghi nulla perché tutte le spese legali sono a carico della DAS».

«A cosa dovrei pensare, allora?», lo pungolò la ragazza, sperando nella risposta che voleva sentirsi dire.

«Alla tua attività… A me… A noi». Il ragazzo non aveva dubbi.

Il lieto fine fu anche il primo caso di recupero crediti risolto dalla DAS senza che Dorothea avesse dovuto fare nulla, tranne una telefonata iniziale per contattare l’intermediario DAS di riferimento.

La chiusura della pratica arrivò sul tablet della giovane, con il bonifico dell’importo, mentre Dorothea passeggiava con Athos lungo un vialetto, che conduceva verso un piccolo stagno. Era autunno, i colori oro e giallo, la vegetazione abbrunata nei toni del carminio, una profonda pace… E una serenità senza tempo.